SPIRIT OF AMERICA

America is a land of wonders, in which everything is in constant motion and every change seems an improvement ----------------------- ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Sunday, October 30, 2005

Da Jefferson a Bush, gli scandali alla Casa Bianca

Come autore della Dichiarazione d'Indipendenza, aveva messo nero su bianco che ''tutti gli uomini sono creati uguali''. Ma quando Thomas Jefferson divenne il terzo presidente degli Stati Uniti, porto' con se' alla Casa Bianca il primo scandalo: possedeva vari schiavi, tra i quali una ragazza che divenne la sua amante e alla quale diede un figlio. Nei due secoli che sono passati da allora, i successori di Jefferson molto spesso si sono trovati nel pieno di scandali di ogni genere, veri o presunti. Dal Watergate di Nixon al Sexgate di Clinton - il suffisso 'gate' e' ormai sinonimo di scandalo presidenziale negli Usa -, passando per l'Iran-Contra di Reagan, in molti casi le vicende sono sfociate in casi giudiziari. Una galleria alla quale ora si aggiunge il Cia-Gate di Bush. Ecco alcuni degli scandali nello Studio Ovale piu' celebri dell'ultimo secolo: - IL PETROLIO DI HARDING: Tra il 1921 e il 1922, il Senato indago' su uno scandalo esploso nella Casa Bianca di Warren Harding, il cui ministro dell'Interno, Albert Fall, fu arrestato e condannato per essere stato corrotto da societa' petrolifere. Le accuse sfiorarono lo stesso presidente. - ADAMS, IL 'KARL ROVE' DI EISENHOWER: Nel 1958 Sherman Adams, potente consigliere personale del presidente Dwight D. Eisenhower, fu costretto alle dimissioni dopo la scoperta che si era lasciato 'comprare' da un imprenditore tessile di Boston, in cambio di esenzioni fiscali. Il prezzo della corruzione? Un cappotto di vigogna. - JOHNSON E L'AMICO TEXANO: Durante gli anni di John F. Kennedy, il suo vice e futuro successore Lyndon Johnson creo' qualche rogna al presidente per la sua amicizia con Bobby Baker, un imprenditore di pneumatici del Texas che fu incriminato e condannato per evasione fiscale: il suo coinvolgimento nella campagna elettorale di Johnson per qualche tempo fece tremare la Casa Bianca. - WATERGATE, LA MADRE DI TUTTI GLI SCANDALI: La maldestra irruzione notturna da parte di un gruppetto di 'incursori' gestiti dalla Casa Bianca, nel quartier generale del partito democratico nel complesso del Watergate, scateno' nel 1972 il piu' grave scandalo politico nella storia americana. Sulla scia delle inchieste del Washington Post, prima caddero molti uomini del presidente e alla fine lo stesso Richard Nixon fu costretto alle dimissioni. Iniziava l'era degli scandali chiamati '-gate'. - I CATTIVI RAGAZZI DI CARTER: La stampa si scateno' nell'usare il nuovo suffisso durante gli anni di Jimmy Carter. Arrivarono cosi' uno dopo l'altro lo 'Hamgate' (le accuse al capo dello staff Hamilton Jordan di aver usato cocaina), il 'Lancegate' (l'incriminazione del direttore del budget Bert Lance per violazione delle leggi bancarie) e il 'Billygate' (le controversie legate a soldi ricevuti dal fratello di Carter, Billy, dal governo libico). - LE ARMI DI REAGAN: Furono necessari sei anni agli investigatori per sciogliere l'intrigo dello scandalo Iran- Contra, che scosse la Casa Bianca di Ronald Reagan. Il complesso accordo sotterraneo per la liberazione degli ostaggi in Iran e per il finanziamento e l'armamento clandestino della guerriglia in Nicaragua, alla fine portarono a 14 incriminazioni da parte del procuratore speciale Lawrence Walsh. Tra gli imputati, l'ex capo del Pentagono Caspar Weinberger, il sottosegretario di Stato Elliot Abrams, gli ex consiglieri per la sicurezza nazionale John Poindexter e Robert McFarlene e il loro intraprendente vice, il Marine Oliver North. Undici di loro furono condannati, ma alcune condanne caddero in appello e molti altri protagonisti furono perdonati dal successore di Reagan, il presidente George W.H.Bush. - BUSH PADRE E IL BRACCIO DESTRO GODERECCIO: Anche il padre dell'attuale presidente ebbe il proprio scandalo in casa, durante i quattro anni passati nello Studio Ovale. Il guaio del primo Bush si chiamava John Sununu, il suo capo dello staff, costretto alle dimissioni dopo la scoperta che usava le limousine di servizio e gli aerei militari anche per andare a sciare o dal dentista. - CLINTON, DAI TERRENI A MONICA: Tra i vari scandali e scandaletti della presidenza di Bill Clinton, legati ad amanti vere e presunte e a una vicenda di viaggi a sbafo ('Travelgate'), il primo a diventare un serio problema fu il Whitewater, un'inchiesta del procuratore speciale Kenneth Starr su operazioni immobiliari sospette di Bill e Hillary Clinton in Arkansas. Poi spunto' Monica Lewinsky e le bugie del presidente sul suo rapporto con la stagista allora ventiduenne sfociarono nel suo 'impeachment' da parte del Congresso, la seconda volta nella storia americana, dopo il precedente di Andrew Johnson nel 1868. Come Johnson, anche Clinton fu prosciolto per un soffio.

Sunday, October 23, 2005

Voto in Virginia a colpi di spot tv sulla pena di morte

Gli ingredienti per una campagna elettorale virulenta come poche ci sono tutti: la pena di morte, un candidato-governatore cattolico, spot tv con parenti delle vittime furibondi e perfino riferimenti ad Adolf Hitler. La Virginia, che dopo il Texas e' lo stato degli Usa piu' attivo sul fronte della pena capitale, vive una corsa al voto dove l' iniezione letale e' diventata protagonista, con ripercussioni probabili anche sul piano nazionale. Il repubblicano Jerry Kilgore, un ex procuratore generale che ha fatto del rafforzamento della pena di morte un cavallo di battaglia, l'8 novembre sfidera' per il posto di governatore il democratico Tim Kaine, un avvocato che ha assistito in questi anni gratuitamente vari condannati a morte della Virginia. Con una franchezza insolita su questo tema nel mondo politico americano, Kaine ha dichiarato la propria opposizione alla pena capitale per motivi religiosi: ''Sono un cattolico, la mia fede insegna che la vita e' sacra - ha affermato - e personalmente sono contrario alla pena di morte''. Parole che sarebbero state difficili da pronunciare, per esempio, per l'ex candidato cattolico alla Casa Bianca John Kerry, nel suo Massachusetts liberal, ma che diventano esplosive nella tradizionale e 'sudista' Virginia, che da sola ha sulle spalle un decimo delle 987 esecuzioni avvenute negli Usa da quando e' tornata in vigore la pena capitale (1976). Kaine le ha solo parzialmente mitigate dalla promessa di ''rispettare le leggi della Virginia''. Kilgore ha fatto della posizione del rivale il punto forte della propria campagna, lanciando in tv spot di insolita virulenza. Ma l'offensiva del candidato repubblicano ha scatenato reazioni dure da parti dei commentatori politici, che ora vedono nelle elezioni della Virginia un test nazionale sulla popolarita' della pena di morte. Riconquistare la poltrona di governatore della Virginia persa quattro anni fa e' una priorita' per i repubblicani, che vogliono mettere Kilgore al posto dell'attuale governatore democratico Mark Warner, anche per mandare un segnale di un recupero di popolarita' del presidente George W.Bush in uno stato che si trova solo dall'altra parte del fiume Potomac, rispetto alla Casa Bianca. Per questo, nessuna arma viene risparmiata. Neppure quella di mandare in tv, in spot anti-Kaine, parenti di vittime di crimini terribili come Stanley Rosenbluth o Kelly Timbrook. Rosenbluth ha perso un figlio, Richard, e la nuora Becky per la furia di un killer che li ha abbattuti a colpi di pistola, Mark Sheppard. ''Tim Kaine - afferma il padre della vittima in uno spot per Kilgore - ha difeso volontariamente la persona che ha assassinato mio figlio. E' dalla parte degli assassini, cercando di toglierli dal braccio della morte. Ha detto che anche Adolf Hitler non meritava la pena di morte. Non mi fido di Kaine e lo dico come padre che ha avuto un figlio ammazzato''. Piu' o meno analogo il messaggio della Timbrook, vedova di un poliziotto morto ammazzato. Gli spot hanno scatenato un putiferio. ''Se Kilgore vincera' sulla base di queste pubblicita' televisive realmente scandalose - ha scritto sul Washington Post E.J.Dionne, un commentatore cattolico - cio' incoraggera' i repubblicani in tutto il paese a tirar fuori dall'armadio una bandiera di battaglia piena di macchie e a brandelli'', quella delle campagne anticattoliche e a sostegno dell'incremento delle iniezioni letali. Per Leonard Pitts, editorialista premio Pulitzer del Miami Herald, ''non si tratta piu' solo di politica della Virginia, ma dell'intero sistema della pena capitale negli Usa''. ''Il problema non e' se Tim Kaine ami troppo poco la pena di morte - aggiunge Pitts - la vera domanda e' se noi tutti non l'amiamo un po' troppo''. L'attuale governatore della Virginia, il democratico Warner, ha avuto sulle esecuzioni un atteggiamento contraddittorio, dando il via a una moratoria di fatto senza mai dichiararla in modo esplicito. La conseguenza e' stata che quest'anno nessuno e' stato giustiziato nello stato, ma la situazione della pena capitale resta incerta, in attesa del voto dell'8 novembre.

Monday, October 10, 2005

Tutti zitti, in California arriva il calcio silenzioso

In campo si gioca a calcio, ma il pubblico e gli allenatori sembrano quelli di un match di tennis. In California va in scena il 'Silent Soccer': tutti zitti mentre i ragazzini del campionato giovanile si sfidano in campo, con genitori che si mordono la lingua e allenatori costretti al 'gioco dei mimi' per incitare i loro piccoli centravanti. Per un fine settimana, l'area di Los Angeles del campionato dell'American Youth Soccer Association (Ayso) ha sperimentato il calcio silenzioso, per verificare se le bocche cucite sugli spalti e in panchina possono contribuire a frenare le tensioni e le violenze. In America come in Italia, i genitori dei baby calciatori sono tra i fans piu' focosi, anche se non paragonabili alle famiglie dell'hockey su ghiaccio, ritenuto il piu' rovente tra gli sport giovanili americani (nel 2000 il padre di un ragazzino del Massachusetts picchio' a morte quello di un avversario durante una partita). ''Vogliamo dare ai ragazzi la possibilita' di giocare e di farlo da soli, senza pressioni'', ha raccontato Aldo Mascheroni, presidente della Lega giovanile locale, al Los Angeles Times. Mascheroni e gli altri leader del calcio per ragazzini hanno suggerito ai genitori di recarsi allo stadio armati di leccalecca o altri oggetti da tenere in bocca, per vincere la tentazione di mettersi a gridare. Le regole del calcio silenzioso prevedono che si possa applaudire quando viene segnato un gol, ma e' vietato qualsiasi altro rumore che vada oltre il sussurro. Una sfida che si e' rivelata non facile per i genitori e un tormento per gli allenatori. A Glendale, alla periferia di Los Angeles, il pubblico sabato si e' divertito ad osservare la buffa gestualita' con la quale l'allenatore Bob Miret ha cercato di dare ordini ai suoi ragazzi, nella sfida tra 'Vicious Vampires' e 'Iron Maidens'. ''E' surreale, e' una sfida enorme per me tenere la bocca chiusa'', ha commentato Miret alla fine del match. Problemi analoghi li hanno avuti molti genitori sugli spalti, abituati a gridare a pieni polmoni per tutta la partita per incitare i figli o per insultare gli arbitri. ''Era meglio se restavo in macchina - ha detto (sottovoce) Mary Hannessian, impegnata a seguire la figlia di 12 anni in campo - perche' guardare senza gridare e' assurdo. E' come entrare in un bar dove ti dicono che non puoi avere niente da bere''. La California ha avuto in questi anni qualche problema con genitori troppo focosi alle partite dei figli. Nel 2001 un padre tento' di aggredire un ragazzino della squadra avversaria a San Juan Capistrano, dando il via a una rissa in campo che coinvolse 30 adulti. Un anno prima, un altro padre fu condannato a 45 giorni di carcere per aver aggredito e minacciato di morte l'allenatore del figlio, dopo che il ragazzo era stato mandato in panchina alla fine del primo tempo. I piu' soddisfatti per l'esperimento del silenzio sono risultati gli arbitri, che per un fine settimana si sono risparmiati la consueta dose di insulti e hanno suggerito di riproporre il test piu' spesso.

La grande corsa nel deserto per i robot del Pentagono

Di trasferirle in Iraq e mandarle a pattugliare Falluja ancora non parla nessuno. Ma il Pentagono e la comunita' scientifica sono entusiasti per l'esito della sfida nel deserto tra auto-robot completamente autonome: cinque tra i 23 veicoli al via, tra cui uno con un cervello elettronico 'italiano', sono arrivati al traguardo superando, senza aiuto umano, ostacoli e insidie sparsi lungo 220 chilometri tra la California e il Nevada. Per i creativi della Difesa americana, e' una prova che dopo gli aerei senza pilota, che vengono impiegati da anni, si avvicina anche l'era dei veicoli militari capaci di andare in missione in luoghi pericolosi senza alcun soldato a bordo. A festeggiare sono anche gli scienziati impegnati nelle ricerche sull'intelligenza artificiale, molto spesso accusati di realizzare molto meno di quanto promettono. ''Siamo riusciti nell'impossibile!'', ha urlato a squarciagola Sebastian Thrun, direttore del laboratorio sull' intelligenza artificiale alla Stanford University, mentre gli studenti del suo team lo sollevavano in aria, portandolo in trionfo. Stanley, il veicolo-robot realizzato a Stanford sviluppando una Volkswagen Tuareg, e' arrivato per primo al traguardo a Primm, una cittadina di giocatori d'azzardo in Nevada presa d'assalto da una folla di appassionati d'informatica ed esperti militari. L'universita' californiana si e' aggiudicata il premio da due milioni di dollari del 'Grand Challenge' messo in palio dalla Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency), il laboratorio di idee del Pentagono che per il secondo anno ha promosso la gara: l'anno scorso fu un fiasco, con tutti i robot partecipanti finiti miseramente nella sabbia o contro qualche roccia nel deserto. ''Stavolta il premio e' stato conquistato ed e' interessante vedere i passi avanti fatti rispetto all'anno scorso'', ha commentato Anthony Tether, direttore della Darpa. ''Questa e' una prova - ha esclamato Thrun - per zittire tutti coloro che dicevano che le auto non possono guidare da sole. E' lo stesso tipo di gente che diceva ai fratelli Wright che non sarebbero mai riusciti a volare''. Il Pentagono ha pensato alla gara per stimolare i creativi a trovare nuove soluzioni sul fronte dei robot, in vista di usi futuri sui campi di battaglia. L'insolita competizione ha attratto la curiosita' anche di molti addetti ai lavori celebri: lungo il percorso si e' visto aggirarsi Larry Page, uno dei fondatori di Google, mentre al traguardo in Nevada c'era Stephen Wozniak, il cofondatore della Apple, immancabilmente alla guida del proprio Segway, l'innovativo veicolo da passeggio in circolazione da qualche anno negli Usa. Alla partenza all'alba di sabato nel deserto del Mojave si sono presentati 23 veicoli, pronti a sfidare 220 chilometri di percorso ricco di ostacoli tra la California e il Nevada. Team della Darpa seguivano ogni vettura, da terra e dal cielo e speciali strumenti per rilevare trasmissioni 'wireless' sono stati utilizzati per verificare che qualcuno non barasse: le regole prevedevano infatti che i robot agissero in totale autonomia, senza alcun segnale o comando umano. Per rendere piu' difficile il tutto, la Darpa ha creato anche alcuni tunnel artificiali nel deserto, dentro ai quali i veicoli non potevano ricevere il segnale satellitare Gps utilizzato per orientarsi. Stanley e' riuscito a completare il percorso in 7 ore e quattro minuti (9 ore e 55 se si considerano le soste permesse dal regolamento) e nell'arco di una ventina di minuti sono arrivati al traguardo anche altri tre veicoli senza pilota, due dei quali messi a punto dagli scienziati della Carnegie Mellon University. Alle loro spalle, uno dopo l'altro fin dalle prime ore si sono ritirati quasi tutti gli altri sfidanti, coinvolti in incidenti o rimasti vittime di guasti. A resistere fino all' ultimo, lento ma imperturbabile, e' stato l'unico robot 'italiano' in gara. Si chiama TerraMax ed era il piu' grosso tra i partecipanti, realizzato modificando un gigantesco veicolo militare prodotto dall'americana Oshkosh. Il cervello di TerraMax e' il frutto della collaborazione tra ricercatori della Rockwell Collins e un team dell'Universita' di Parma guidato dal Alberto Broggi, docente del dipartimento di Ingegneria dell' informazione. Nella giornata di domenica, dopo oltre 26 ore dal via, TerraMax ha raggiunto il traguardo al quinto posto. Contando le ore di sosta nella notte, ha impiegato in tutto 12 ore e 51 minuti. La Oshkosh gia' oggi produce veicoli per il Pentagono e attualmente ce ne sono 1.500 schierati in Iraq, a disposizione di Marines e US Navy. Per Gary Schmiedel, vicepresidente della societa', ''quello che abbiamo sviluppato e' un sistema di controllo che ha un posto reale nel mondo militare, sui nostri camion da trasporto. Se non possiamo eliminare la minaccia per i soldati in Iraq, senza dubbio pero' possiamo ridurla''.

Monday, October 03, 2005

Parla italiano nuovo vertice del Pentagono

Sulla scrivania al Pentagono del generale dei Marines Peter Pace, il nuovo numero uno delle forze armate americane, c'e' una foto protetta da una lastra di vetro: e' quella del caporale Guido Farinaro, 19 anni, il primo uomo che Pace perse sotto il suo comando, in Vietnam. Un italoamericano, come lui e come il suo vice, l'ammiraglio Edmund Giambastiani. Il nuovo vertice militare degli Stati Uniti ha profonde radici italiane. Dal fine settimana, il generale Pace ha preso il posto di Richard Myers come nuovo capo degli Stati Maggiori, il primo Marine a ricevere un incarico del genere. Sara' Pace d'ora in poi ad affiancare Donald Rumsfeld e a consigliare il presidente George W. Bush nelle decisioni militari sull'Iraq e sulla guerra globale al terrorismo. A 59 anni, il generale dei Marines figlio di un emigrante di Noci (Bari), condividera' il ruolo di comando degli Stati Maggiori con Giambastiani, un altro italoamericano, nominato da Bush come suo vice. 'Perfect Pete', come Pace e' scherzosamente conosciuto al Pentagono per la sua mania per la perfezione, e' un generale a quattro stelle con uno smisurato curriculum militare che sembra in contrasto con un carattere definito mite e disponibile. I colleghi lo ammirano per la brillante mente militare, i soldati per la sua accessibilita'. Per Bush, ''la sua vita una storia da sogno americano'': nato in una modesta casa a Brooklyn, figlio di immigrati, salito ai vertici del Pentagono, padre di famiglia con due figli di cui uno, Peter junior, e' ora a sua volta un capitano dei Marines. Tra i piu' recenti predecessori di Pace alla guida degli Stati Maggiori, solo uno proveniva da analoghe origini umili: si chiamava Colin Powell, un ex ragazzino nero del Bronx. L'unico colpo di testa di cui ci sia notizia, nella carriera del generale Pace, fu la decisione nel gennaio 2004 di presentarsi sul palco del SuperBowl, la spettacolare finale del football americano, in compagnia della cantante Beyonce, invitata a intonare l'inno americano. Pace si dice orgoglioso delle proprie radici italiane e nel discorso con il quale alla Casa Bianca ringrazio' Bush per la nomina, non manco' di sottolineare che l'anziana mamma italiana ''va sempre a Messa e brucera' alla fine la chiesa a forza di accendere candele per me''. La Niaf, l'organizzazione degli italoamericani, il 15 ottobre prossimo nel proprio gala annuale dara' a Pace un premio speciale. Ma tra i tanti italiani d'America che hanno accompagnato la sua vita, nessuno ha per Pace un posto piu' importante di Guido Farinaro. Per lui, per la rabbia di averlo visto morire sotto i colpi di un cecchino vietnamita, Pace stava per commettere una strage di donne e bambini. Lo ha raccontato lui stesso, in una intensa lezione nei mesi scorsi ai cadetti dell' Accademia Militare. ''Tengo con me la foto del caporale Farinaro - ha raccontato il generale - perche' lui come altri sono morti seguendo gli ordini del tenente Pace e io non potro' mai ripagarli. La mia reazione alla morte di quel ragazzo fu di totale furore, ordinai all'artiglieria di radere al suolo il villaggio da cui era arrivato il fuoco nemico''. Pace ha ricordato che in quei momenti il suo attendente, un sergente ormai veterano del Vietnam, lo guardava in silenzio: ''Mi fece capire, con lo sguardo, che sbagliavo e bloccai il fuoco d'artiglieria. Quando andammo a setacciare il villaggio, l'unica cosa logica che dovevamo fare, trovammo solo donne e bambini''. Ai cadetti che ascoltavano il racconto, Pace ha raccomandato di tenere d'occhio ''la vostra bussola morale, via via che vi avvicinate alla prima linea''. Il nuovo capo degli Stati Maggiori e il suo vice ereditano dal generale Myers, per il quale c'e' stata venerdi' una cerimonia di commiato con discorsi di Bush e del segretario alla difesa Donald Rumsfeld, la patata bollente della gestione della difficile situazione irachena. Myers aveva assunto il comando il primo ottobre 2001, pochi giorni dopo l'attacco all'America dell'11 Settembre, e i suoi quattro anni di servizio al fianco di Rumsfeld sono stati interamente caratterizzati dalla nuova sfida della guerra al terrorismo. Al generale Pace tocchera' gestire la fase del progressivo, ma incerto disimpegno dall'Iraq, ma anche la creazione di un nuovo modello di forze armate piu' leggere e tecnologiche e lo studio degli scenari del futuro che preoccupano il Pentagono, primo tra tutti quello caratterizzato dalla crescita militare della Cina.