Bush, Guantanamo e la Convenzione di Ginevra
Il Congresso americano apre ildibattito su come uscire da Guantanamo e trova una sorpresa preparata da Casa Bianca e Pentagono. Dopo aver detto per anni l'esatto contrario, l'amministrazione Bush riconosce ora che anche ai presunti seguaci di Al Qaida e dei taleban detenuti a Guantanamo spettano i diritti previsti dalla Convenzione di Ginevra: condizioni umane di prigionia e protezioni legali.
La sconfitta subita lo scorso 29 giugno di fronte alla Corte Suprema e l'imminenza del viaggio in Europa per il G8, hanno spinto il presidente George W.Bush a dare il via alla lenta retromarcia che dovra' portare a una soluzione del caso Guantanamo. La Casa Bianca, consapevole che gli alleati europei si apprestano nei prossimi giorni a ribadire a Bush la loro richiesta di chiudere la prigione militare, ha spronato il Pentagono a compiere passi concreti per rispondere alle indicazioni del massimo organo giudiziario americano.
Il riconoscimento che tutti i detenuti custoditi dai militari Usa, in ogni parte del mondo, sono protetti dalla Convenzione, e' contenuto in un memorandum firmato il 7 luglio scorso dal sottosegretario alla Difesa Gordon England. Ma le nuove disposizioni sono diventate pubbliche solo nel primo di vari giorni di dibattito in Congresso sulle iniziative di legge necessarie per far fronte alle indicazioni dei giudici di Washington.
La Corte Suprema, con una storica sentenza decisa con un voto di 5-3, ha bocciato le 'commissioni militari' e le procedure speciali decise dal Pentagono per giudicare i detenuti di Guantanamo, sottolineando in particolare che a renderle inaccettabili e' la mancata concessione ai prigionieri delle disposizioni previste dall'articolo 3 della Convenzione di Ginevra del 1949. Il trattato contro le torture e i maltrattamenti dei detenuti prevede, tra l'altro, che ne sia rispettata la ''dignita' personale'' e vieta sentenze nei loro confronti decise senza concedere ''tutte le garanzie giuridiche riconosciute indispensabili dai popoli civilizzati''.
Il passo dell'amministrazione Bush non significa pero', per ora, la rinuncia a dar vita ai processi militari speciali, ne' tantomeno la chiusura di Guantanamo. Per il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow, la nuova direttiva data ai comandanti militari ''non rappresenta un'inversione della nostra linea politica''. Una piu' chiara definizione dei diritti dei detenuti, secondo Snow, non incide sulla decisione del presidente di lavorare con il Congresso per portare i detenuti di fronte ai tribunali militari. Il trattamento dei prigionieri, ha aggiunto il portavoce di Bush, e' sempre stato ''umano'' e ha rispettato la Convenzione di Ginevra, sia pur non applicandola formalmente.
I primi esperti legali dell'amministrazione Bush che hanno cominciato a sfilare di fronte alla commissione giustizia del Senato - che sta valutando le conseguenze della sentenza della Corte su Guantanamo - sono andati nella stessa direzione. Daniel Dell'Orto, uno dei principali esperti giuridici del Pentagono, ha sottolineato che il memorandum di England ''non rappresenta un cambio di direzione'' e ha sostenuto che le commissioni militari, cosi' come sono state pensate, ''garantiscono il diritto all'assistenza legale da parte di un consulente militare e di uno privato scelto dal detenuto''. Per Steven Bradbury, un funzionario del ministero della Giustizia, la decisione della Corte deve dare al Congresso e all'amministrazione Bush ''l'opportunita' di lavorare insieme'' per riconoscere la legalita' dei processi militari speciali e permettere cosi' ''di portare i terroristi di fronte alla giustizia''.
Una serie di avvocati difensori dei detenuti premono invece sul Congresso perche', di fronte alla scelta della Corte Suprema, decida che la migliore via d'uscita e' far giudicare i prigionieri da corti marziali ordinarie o da corti federali. A Guantanamo si trovano attualmente oltre 450 detenuti, tra i quali solo 10 sono stati formalmente incriminati e attendono di essere processati dalle commissioni militari, create da Bush dopo l'attacco dell'11 settembre 2001 e fino ad oggi non ancora entrate in funzione.
I senatori per ora studiano la situazione e si mostrano scettici sulle reali intenzioni dell'amministrazione Bush. Prima di preparare proposte di legge che rispondano alle direttive della Corte Suprema, il Congresso ascoltera' un gran numero di testimoni e lascera' passare la pausa estiva di agosto. Il dibattito entrera' cosi' presumibilmente nel vivo in autunno, nel pieno della campagna per le elezioni politiche di novembre.
''Non daremo al ministero della Difesa alcun assegno in bianco'', ha promesso il presidente della commissione giustizia del Senato, il repubblicano Arlen Specter, dopo aver appreso della nuova direttiva di England. ''Le commissioni militari - ha aggiunto il suo collega democratico Patrick Leahy - non devono diventare degli inganni. Dovranno essere in linea con gli alti standard della giustizia americana''.
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