SPIRIT OF AMERICA

America is a land of wonders, in which everything is in constant motion and every change seems an improvement ----------------------- ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Sunday, October 23, 2005

Voto in Virginia a colpi di spot tv sulla pena di morte

Gli ingredienti per una campagna elettorale virulenta come poche ci sono tutti: la pena di morte, un candidato-governatore cattolico, spot tv con parenti delle vittime furibondi e perfino riferimenti ad Adolf Hitler. La Virginia, che dopo il Texas e' lo stato degli Usa piu' attivo sul fronte della pena capitale, vive una corsa al voto dove l' iniezione letale e' diventata protagonista, con ripercussioni probabili anche sul piano nazionale. Il repubblicano Jerry Kilgore, un ex procuratore generale che ha fatto del rafforzamento della pena di morte un cavallo di battaglia, l'8 novembre sfidera' per il posto di governatore il democratico Tim Kaine, un avvocato che ha assistito in questi anni gratuitamente vari condannati a morte della Virginia. Con una franchezza insolita su questo tema nel mondo politico americano, Kaine ha dichiarato la propria opposizione alla pena capitale per motivi religiosi: ''Sono un cattolico, la mia fede insegna che la vita e' sacra - ha affermato - e personalmente sono contrario alla pena di morte''. Parole che sarebbero state difficili da pronunciare, per esempio, per l'ex candidato cattolico alla Casa Bianca John Kerry, nel suo Massachusetts liberal, ma che diventano esplosive nella tradizionale e 'sudista' Virginia, che da sola ha sulle spalle un decimo delle 987 esecuzioni avvenute negli Usa da quando e' tornata in vigore la pena capitale (1976). Kaine le ha solo parzialmente mitigate dalla promessa di ''rispettare le leggi della Virginia''. Kilgore ha fatto della posizione del rivale il punto forte della propria campagna, lanciando in tv spot di insolita virulenza. Ma l'offensiva del candidato repubblicano ha scatenato reazioni dure da parti dei commentatori politici, che ora vedono nelle elezioni della Virginia un test nazionale sulla popolarita' della pena di morte. Riconquistare la poltrona di governatore della Virginia persa quattro anni fa e' una priorita' per i repubblicani, che vogliono mettere Kilgore al posto dell'attuale governatore democratico Mark Warner, anche per mandare un segnale di un recupero di popolarita' del presidente George W.Bush in uno stato che si trova solo dall'altra parte del fiume Potomac, rispetto alla Casa Bianca. Per questo, nessuna arma viene risparmiata. Neppure quella di mandare in tv, in spot anti-Kaine, parenti di vittime di crimini terribili come Stanley Rosenbluth o Kelly Timbrook. Rosenbluth ha perso un figlio, Richard, e la nuora Becky per la furia di un killer che li ha abbattuti a colpi di pistola, Mark Sheppard. ''Tim Kaine - afferma il padre della vittima in uno spot per Kilgore - ha difeso volontariamente la persona che ha assassinato mio figlio. E' dalla parte degli assassini, cercando di toglierli dal braccio della morte. Ha detto che anche Adolf Hitler non meritava la pena di morte. Non mi fido di Kaine e lo dico come padre che ha avuto un figlio ammazzato''. Piu' o meno analogo il messaggio della Timbrook, vedova di un poliziotto morto ammazzato. Gli spot hanno scatenato un putiferio. ''Se Kilgore vincera' sulla base di queste pubblicita' televisive realmente scandalose - ha scritto sul Washington Post E.J.Dionne, un commentatore cattolico - cio' incoraggera' i repubblicani in tutto il paese a tirar fuori dall'armadio una bandiera di battaglia piena di macchie e a brandelli'', quella delle campagne anticattoliche e a sostegno dell'incremento delle iniezioni letali. Per Leonard Pitts, editorialista premio Pulitzer del Miami Herald, ''non si tratta piu' solo di politica della Virginia, ma dell'intero sistema della pena capitale negli Usa''. ''Il problema non e' se Tim Kaine ami troppo poco la pena di morte - aggiunge Pitts - la vera domanda e' se noi tutti non l'amiamo un po' troppo''. L'attuale governatore della Virginia, il democratico Warner, ha avuto sulle esecuzioni un atteggiamento contraddittorio, dando il via a una moratoria di fatto senza mai dichiararla in modo esplicito. La conseguenza e' stata che quest'anno nessuno e' stato giustiziato nello stato, ma la situazione della pena capitale resta incerta, in attesa del voto dell'8 novembre.

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