SPIRIT OF AMERICA

America is a land of wonders, in which everything is in constant motion and every change seems an improvement ----------------------- ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Monday, September 26, 2005

Satellite porta nello spazio il GPS del futuro

Dagli automobilisti alla ricerca del luogo delle vacanze, ai piloti dei caccia del Pentagono pronti a sganciare bombe 'intelligenti', mezzo mondo si appresta a utilizzare una nuova generazione di segnali Gps. Il sistema satellitare che ha rivoluzionato normali attivita' quotidiane, interi settori economici e delicate operazioni militari, ha cominciato il proprio viaggio verso il futuro con il lancio notturno, dal Kennedy Space Center, di un satellite con tecnologie d'avanguardia. Un razzo Delta 2 e' decollato da Cape Canaveral, in Florida, alle 23:37 locali di domenica (le 05:37 di lunedi' in Italia), per portare in orbita un satellite da due tonnellate, battezzato 2R-M1, che rappresenta l'apertura di una nuova frontiera per la tecnologia del Global Positioning System. Da oltre dieci anni, i segnali Gps sono sempre gli stessi e risultano sempre meno adeguati al boom della richiesta sul fronte civile e militare. Il 2R-M1 e' il primo di una rete di otto nuovi satelliti che andranno a integrare o rimpiazzare quelli attualmente in orbita, mettendo a disposizione due nuovi segnali per uso militare e uno per quello civile e permettendo maggiore precisione e minore vulnerabilita' alle interferenze. Il lancio e' stato piu' volte rinviato negli ultimi sei mesi per problemi tecnici, ma la notte scorsa il razzo blu e bianco della Boeing ha messo a segno un successo, aprendo la strada a una serie di lanci che si susseguiranno per anni: il prossimo e' in programma all'inizio del 2006. I nuovi satelliti sono stati allestiti con la seconda generazione della tecnologia Gps e oltre a offrire segnali piu' forti, permetteranno di aumentare la copertura della superficie terrestre. L'Air Force americana inizio' a spedire nello spazio satelliti Gps nel 1989 e attualmente l'architettura spaziale del segnale si basa su 24 satelliti principali e quattro di riserva. La loro copertura e le tecnologie di cui sono dotati stentano a tenere il passo dell'enorme domanda di Gps di questi anni. Il settore aveva nel 2003 un valore complessivo stimato in 16 miliardi di dollari, ma diventera' secondo gli analisti un affare da 68 miliardi di dollari entro il 2010. Merito delle sempre maggiori applicazioni del Gps, dai navigatori per le auto ai sistemi di monitoraggio sismici e ai molteplici usi militari. ''Quello di oggi e' un passo enorme - ha commentato dopo il lancio il colonnello Allan Ballenger, direttore del programma Gps allo Space and Missile Systems Center - perche' in pratica abbiamo lavorato per oltre un decennio sui vecchi segnali ed e' la prima volta che stiamo aggiungendo nuovi segnali''. Gli utenti dei sistemi Gps in mezzo mondo potranno cominciare tra breve a sperimentare gli effetti della presenza nello spazio di 2R-M1: se dispongono di tecnologie dell'ultima generazione, saranno capaci di captare il nuovo, potente segnale civile disponibile. Ma prima occorreranno settimane di test da parte degli esperti, per essere sicuri che i nuovi Gps non provochino interferenze con le piattaforme militari esistenti o con reti d'uso comune come OnStar, i cui ricevitori sono presenti nelle auto cosi' come in molti telefoni cellulari. Nei laboratori militari americani, intanto, si lavora gia' per il futuro. L'Air Force sta mettendo a punto un'altra generazione ancora di satelliti Gps, che si chiameranno 2F e offriranno un terzo segnale per uso civile e altre innovazioni. Il primo lancio di un satellite attrezzato con tecnologie della terza generazione e' in programma nel 2007.

Thursday, September 15, 2005

Roberts la sfinge, futuro presidente della Corte Suprema

La senatrice Dianne Feinstein, un mastino democratico della California, lo ha ammesso con insolito candore: ''Non so come votare''. Il suo collega di New York, Charles Schumer, ha paragonato la situazione a quella di un giocatore d'azzardo ''che si gioca l'intera casa''. E dall' altra parte della barricata, nella destra piu' conservatrice, in molti si sentono a loro volta a disagio di fronte a John Roberts, il candidato che la Casa Bianca ha proposto come futuro presidente della Corte Suprema. Dopo tre giorni di interrogatorio nella commissione giustizia del Senato, Roberts e' uscito incolume nella propria corsa verso la poltrona piu' importante del sistema giudiziario americano, ma con un'immagine da sfinge che crea inquietudine e dubbi non solo a sinistra, ma anche in alcuni ambienti del mondo conservatore che avevano salutato con entusiasmo la sua nomina. Abilissimo a ricorrere alle doti sviluppate in 30 anni di carriera legale per sfuggire a tutti i trabocchetti che gli sono stati tesi dai senatori, Roberts in pratica non ha fatto capire come si pronuncera' di fronte ai temi che spaccano in due l' America: l'aborto, l'eutanasia, la privacy, i diritti della persona, la pena di morte, i diritti dei detenuti nella guerra al terrorismo, i poteri della Casa Bianca e del Congresso. ''Se leggete le mie opinioni e sentenze degli anni scorsi, vedrete che non sono un ideologo'', ha detto Roberts nel terzo e ultimo giorni di audizioni, in uno dei momenti piu' significativi del suo confronto con i senatori. ''Guardate i mieri scritti e concluderete che sono una persona che rispetta la legge''. E' parere diffuso negli Usa che nella Corte ci siano giudici che seguono ideologie piu' che la legge e tra i nomi che piu' spesso finiscono nell'elenco dei sospetti, in questo senso, figurano i conservatori Antonin Scalia e Clarence Thomas. Secondo gli esperti di politica giudiziaria che da giorni si grattano la testa per cercare di decifrare l'enigma Roberts, il messaggio che il probabile futuro presidente della Corte ha voluto mandare e' che sara' un moderato e pragmatico, non necessariamente allineato con la destra conservatrice nelle battaa sull'aborto. I democratici non sanno se fidarsi di questo volto di Roberts e l'ala evangelica della base elettorale di George W.Bush teme di trovarsi di fronte un altro Anthony Kennedy, il giudice della Corte Suprema scelto da Ronald Reagan come conservatore, che nel corso degli anni ha dato alla destra non poche delusioni. Sui blog conservatori e sulle riviste-cult della destra come la National Review, sono circolati in questi giorni non pochi commenti carichi di interrogativi e preoccupazione. A gioire per ora e' soprattutto la Casa Bianca, che con Roberts sembra aver centrato un successo pieno dopo tante scelte controverse e dopo aver presentato al Congresso nomine che hanno scatenato guerre per bande, come quella del nuovo ambasciatore all'Onu John Bolton. Dopo le audizioni, Roberts pare avviato di slancio verso la conferma. La commissione giustizia potrebbe votare la settimana prossima e il voto plenario dovrebbe arrivare prima della fine del mese. Salvo colpi di scena per ora improbabili, il 3 ottobre prossimo John Roberts presiedera' l'apertura dell' anno giudiziario della Corte come 17mo presidente nella storia degli Usa, successore del defunto William Rehnquist. A 50 anni - e' il piu' giovane presidente della Corte da oltre 200 anni - Roberts probabilmente sara' alla guida del massimo organo giudiziario d'America per decenni, trattandosi di un incarico a vita. La 'squadra' con cui si trovera' a lavorare deve essere completata e in arrivo c'e' una nomina che pare destinata a scatenare battaglie in Senato assai piu' aspre di quelle viste nelle audizioni di questi giorni. Bush deve scegliere il successore della dimissionaria Sandra Day O'Connor, il cui voto e' stato spesso in questi anni decisivo tra i due blocchi di conservatori e liberal. Se, come e' probabile, Bush si orientera' su un altro giudice conservatore come Roberts, l'equilibrio della Corte potrebbe spostarsi a destra per anni e di conseguenza il tenore delle sue sentenze senza appello.

Saturday, September 10, 2005

Osama l'imprendibile

C'e' chi dice che le ultimetracce risalgono alla primavera scorsa e chi sostiene, come il direttore della Cia Porter Goss, che l'intelligence ''ha un'idea precisa di dove sia''. Ma dopo quattro anni di caccia senza frutti al mandante dell'attacco dell'11 settembre 2001, forse ha ragione una fonte anonima dei servizi segreti pachistani, citata in questi giorni dalla stampa asiatica: ''Di Osama bin Laden non sappiamo piu' niente dall'inizio del 2003, quando ci e' sfuggito d'un soffio''. In un'America sempre piu' a corto di fiducia nei propri leader, soprattutto dopo la gestione dell'emergenza-Katrina, l'anniversario delle stragi di Washington e New York torna a riportare sotto i riflettori il capo di Al Qaida introvabile. E nel clima di diffuso criticismo che accomuna l'Iraq all'uragano e alla guerra al terrorismo, il New York Times raccoglie l'interrogativo di molti, mettendo una foto di bin Laden sulla copertina del magazine settimanale, in edicola nel giorno dell'anniversario, sotto il titolo: ''Sta vincendo lui?''. Un'interrogativo al quale l'amministrazione Bush insiste nel rispondere con un sonoro 'No'. ''La realta' - ha detto il capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, a chi gli chiedeva le ragioni della mancata cattura di Osama - e' che abbiamo catturato o ucciso la maggioranza della leadership di Al Qaida. Sono passati anni dall'attacco e qualcuno non e' stato catturato? Ricordiamo che abbiamo avuto gente sulla lista dei 'most wanted' dell'Fbi per decenni. E' molto difficile catturare un singolo individuo''. Parole che con ogni probabilita' trovano d'accordo le polizie di mezzo mondo impegnate per anni nella caccia a superlatitanti, compresi gli investigatori antimafia che da decenni cercano Bernardo Provenzano in Sicilia. L'area di montagna dove sembra nascondersi Osama, ripetono gli uomini dell'antiterrorismo e i militari americani, e' difficile da penetrare ed e' enorme, estesa lungo i circa 1.500chilometri del confine tra Afghanistan e Pakistan. Ma la mancata individuazione di bin Laden viene anche attribuita da piu' parti alla scelta dell'amministrazione Bush di destinare negli ultimi anni sempre piu' uomini e mezzi all'Iraq, distogliendoli dall'Afghanistan. Una lettura condivisa anche da una serie di analisti ed esperti di antiterrorismo della Cia che, uno dopo l'altro, stanno lasciando l'agenzia per mettersi a scrivere libri polemici contro la strategia della Casa Bianca e dei capi dell'intelligence americana. Gli Usa stanno aumentando le pressioni soprattutto sul governo pachistano per ottenere piu' collaborazione nella caccia ad Al Qaida. Il presidente Pervez Musharraf, alla vigilia del quarto anniversario dell'11/9, ha detto di non avere indizi su dove si trovino bin Laden e il suo vice Ayman al Zawahri, ipotizzando che siano in qualche luogo lungo il confine con l'Afghanistan. La strada per catturare Osama, secondo Musharraf, passa attraverso la possibilita' di infilitrare l'elusivo network che gli offre sostegno logistico e trasporta i suoi messaggi. E' la strategia nella quale credono di piu' anche la Cia e il Pentagono, i cui esperti d'intelligence citano il recente arresto in Pakistan di Abu Farraj al-Libbi - uno dei vice di bin Laden - come esempio siginificativo. Per arrivare a Libbi, e' stato infiltrato il sistema di corrieri che con estrema cautela e lentezza tiene i rapporti all'interno di Al Qaida, talvolta impiegando due mesi a consegnare un messaggio dei capi. Qualcosa di simile viene tentato per bin Laden, come ha confermato in un briefing al Pentagono il generale Greg Champion, che guida in Afghanistan le operazioni di intelligence della Task Force 76, un'unita' responsabile della sicurezza lungo il confine con il Pakistan. ''Ci stiamo concentrando e stiamo lavorando - ha detto Champion - sulle persone che seguono la filosofia di bin Laden, sui membri delle reti di contatti che Al Qaida ha creato o sta cercando di creare in Afghanistan''. Ma il rischio e' che in Afghanistan stia avvenendo quello cheteme il New York Times: che Osama nel lungo periodo possa vincere. Piu' di 1.100 persone sono state uccise nel 2005 in attentati nel paese e taleban e terroristi arabi hanno dato segnali di ritrovato vigore (una trentina di taleban sono stati uccisi e 60 arrestati durante un'operazione militare nel fine settimana guidata dagli americani). I portavoce militari americani parlano sempre piu' spesso di un incremento dell'infiltrazione di stranieri dal Pakistan e i 20.000 soldati Usa ancora presenti nel paese sono in stato di massima allerta per proteggere le elezioni afghane del 18 settembre. Il quadro complessivo della guerra al terrorismo, pero', secondo il Pentagono a quattro anni dall'11 settembre e' piu' positivo di quello che sembra. ''Abbiamo fatto progressi in una varieta' di zone, in posti di cui la gente spesso non sente parlare'', ha detto il generale Vincent Brooks, l'ufficiale nero che fu il 'volto' del Pentagono nei briefing militari in Qatar durante la guerra in Iraq e ora e' il capo delle relazioni esterne dell'Esercito americano. ''In questi anni - ha spiegato - ci sono stati successi nella guerra al terrorismo in Nord Africa, nell'Africa orientale, nel Corno d'Africa, in tutto il Golfo Arabico, l'Oceano Indiano, le Filippine, l'Indonesia e certamente in Iraq e in Afghanistan''.

Friday, September 09, 2005

Compie 90 anni il nonno del braccio della morte

La routine della prigione di Eyman, nel deserto dell'Arizona, sara' quella di sempre e difficilmente ci sara' una festa di compleanno. Ma domani sara' comunque una data importante nella lunga storia della pena di morte negli Stati Uniti: il detenuto 47754, Viva Leroy Nash, il piu' anziano condannato a morte d'America, compie 90 anni. Secondo gli esperti che studiano la pena capitale, nell' ultimo secolo negli Usa nessuno e' mai stato in cella all'eta' di Nash aspettando il boia. Per gli oppositori delle esecuzioni e anche per qualche suo compagno di prigionia, in realta' le autorita' sembrano orientate a lasciare che sia la vecchiaia a fare il lavoro dell'iniezione letale, perche' far stendere sul lettino nella camera della morte un novantenne sarebbe difficile da far digerire all'opinione pubblica, anche in uno stato che ama la linea dura come l'Arizona. ''Vi immaginate lo spettacolo e l'orrore che rappresenterebbe per l'Arizona giustiziare il piu' vecchio detenuto d'America?'', dice Richard Rossi, un condannato a morte italoamericano che vive con Nash e altri 126 detenuti nel braccio della morte della prigione di Eyman, a Florence. Nash era gia' nel 'braccio' quando Rossi vi entro', 22 anni fa, e i due sono diventati in qualche modo amici, anche se tra i condannati a morte i contatti sono limitati al minimo. ''Cosa penserebbe il mondo - aggiunge Rossi - di fronte all'esecuzione di un uomo che deve essere trasportato a braccia per farsi una doccia e che dovrebbe venir portato in sedia a rotelle nella camera a gas o sul lettino dell'esecuzione?''. La lunga vita di Nash e' trascorsa in buona parte in carcere. Nato nello Utah nel 1915, in un'epoca in cui Bonnie e Clyde erano ancora due bambini, Nash comincio' a mettersi nei guai gia' da ragazzino, rubacchiando qua e la' per sopravvivere alla Depressione. A 16 anni era gia' scappato di casa, armato con una carabina, per cercar 'fortuna' da solo. ''La mia famiglia, come molte altre - ha raccontato Nash - faceva la fame e noi ragazzi imparammo tutti a fare i ladri, i rapinatori o i truffatori''. Fu l'inizio di una carriera da rapinatore che lo porto' alla fine anche a commettere un omicidio e a due condanne all' ergastolo. Evaso a 67 anni, nel 1982 entro' in un negozio di numismatica a Phoenix, in Arizona, e nel corso di una rapina uccise il proprietario del negozio. Ma non essendo piu' un ragazzino, non riusci' a darsi alla fuga in tempo e fu catturato dalla polizia. Il 27 giugno 1983 e' stato condannato a morte e da allora aspetta l'esecuzione. Il suo caso si e' trascinato a lungo, stancamente, da una corte d'appello all'altra. ''Mi sono sempre chiesto - racconta Rossi - perche' la sua vicenda non arrivava a un epilogo, mentre altri entrati nel braccio della morte anni dopo di Nash venivano giustiziati. Alla fine sono giunto alla conclusione che dietro le quinte era in corso segretamente una sorta di patto per lasciarlo morire. La speranza delle autorita' e' quella che un giorno, semplicemente, Leroy non risponda alla sveglia del mattino, cosi' nessuno sara' responsabile della sua morte''. A contribuire ai rinvii, negli ultimi due anni, e' stato il fatto che l'Arizona si trova da tempo in una sorta di limbo giudiziario. Una sentenza della Corte Suprema ha bocciato le condanne a morte decise da un giudice unico - come accade spesso in Arizona - invece che da una giuria popolare e la circostanza ha in pratica congelato le esecuzioni, in attesa dei ricorsi. ''Stiamo tutti diventando vecchi nel braccio della morte - afferma Rossi - e prima o poi l'esecuzione di vecchietti mostrera' l'aspetto 'crudele' della pena capitale, che e' semplicemente un assassinio senza senso. L'unico modo per mostrare un po' di compassione per chi invecchia qui dietro le sbarre e' quello di abolire la pena di morte''. Gli anziani 'dead men walking' sono sempre di piu' negli Usa. Nel giro di un decennio, gli ultrasessantenni sono triplicati: da 39 a 110. La California ne ha il maggior numero, 43. Il 6 agosto del 2004, in Alabama, James Barney Hubbard a 74 anni e' diventato il piu' anziano detenuto a venir giustiziato negli Usa da quando e' stata reintrodotta nel 1977 la pena capitale.

Thursday, September 08, 2005

4 anni dopo 11/9, America scampata ad altre due stragi?

Quattro anni dall'11 settembre trascorsi senza un nuovo attacco terroristico sul suolo americano. Michael Wermuth, direttore del programma Sicurezza Nazionale della Rand Corporation, guarda fuori dalla vetrata dell'ufficio, che si affaccia sul Pentagono, pondera la circostanza e rivela: ''Con ogni probabilita', dal 2001 abbiamo sventato e bloccato almeno due attentati di quella portata e abbiamo intercettato una serie di progetti, diciamo 6 o 7, che erano in via di pianificazione''. Maggiori dettagli Wermuth non ne puo' dare. Gran parte del suo lavoro e' 'classified', trattandosi di un compito delicato. Tocca a lui ogni giorno guidare una task force di esperti che analizza nei minimi dettagli ogni evento terroristico che avviene in qualsiasi angolo del mondo. Un lavoro che permette alla Rand, uno dei piu' sofisticati centri studi di Wasghington, di fornire una mole enorme di informazioni e analisi alla Cia, all'Fbi, al Pentagono e al Congresso. L'importanza e la stretta attualita' del loro lavoro, per gli esperti della Rand - che lavorano in stretto rapporto con la Difesa americana - sono evidenti lanciando una semplice occhiata fuori dalla finestra: di fronte alla loro sede a Pentagon City si staglia il lato del ministero che fu colpito l'11 settembre di quattro anni fa. Ci fosse stata una telecamera accesa negli uffici della Rand, avrebbe ripreso il volo American 77 che si schiantava contro il cuore della Difesa degli Stati Uniti. ''Non possiamo piu' permetterci come in passato di pensare di essere immuni o al riparo dal terrorismo, neppure dopo questi 4 anni senza nuovi attacchi'', dice Wermuth. ''Siamo ancora vulnerabili su vari fronti, e lo sappiamo''. Sotto la guida di Wermuth e in stretto rapporto con il governo, la Rand e l'Istituto nazionale per la prevenzione del terrorismo di Oklahoma City stanno sviluppando da tempo un gigantesco database che raccoglie ogni atto di terrorismo planetario. Il progetto 'Terrorism Knowledge Base' (TKB) ha permesso ai ricercatori di ricostruire gesti eversivi dal 1968 ad oggi, con un motore di ricerca e vari strumenti d'analisi che permettono di individuare similarita', ricostruire gli spostamenti di terroristi e gruppi armati, fornire indicazioni sull'uso di determinate armi o esplosivi. Ogni giorno, la squadra di Wermuth passa al setaccio la stampa internazionale, le segnalazioni raccolte dalla diplomazia, dai militari e dall'intelligence americani e aggiorna l'enorme database di TKB, dove e' possibile trovare un po' di tutto, fino alle piu' recenti iniziative degli anarchici insurrezionalisti in Italia. L'osservatorio di Wermuth e' privilegiato per capire cosa e' stato fatto in questi quattro anni per proteggere l'America e quali sono le vulnerabilita'. Ma prima di poter parlare con lui o con gli altri esperti della Rand, occorre firmare una liberatoria che impegna a non discutere o riferire informazioni classificate. ''I motivi per cui non ci hanno piu' colpito? Facciamo un elenco'', dice Wermuth. ''Innanzitutto siamo migliorati molto e probabilmente, in base alle informazioni di cui dispongo e di cui non posso dire molto di piu', abbiamo sventato altre catastrofi. Inoltre - prosegue - abbiamo senza dubbio aumentato le difese del nostro sistema di trasporti aerei: oggi e' molto difficile che qualcuno riesca ad eseguire dirottamenti come quelli dell'11 settembre. Ancora: colpire la nostra rete di trasporti ferroviari non avrebbe l'impatto che ha avuto in Spagna, perche' il treno e' meno usato e questo i terroristi lo sanno. Negli Usa e' poi sempre piu' difficile trovare grosse quantita' di esplosivo''. Per l'esperto, pero', occorre anche tenere in considerazione che ''Al Qaida e' un'organizzazione molto potente che predilige una lunga e accurata pianificazione, come ha fatto per le stragi nella ambasciate Usa in Africa e per l'11 settembre. Quattro anni quindi non sono una parentesi insolita e devono farci restare convinti che possiamo essere colpiti ancora''. Le vulnerabilita' sono tante. ''Basta guardarsi intorno, i bersagli sono infiniti - spiega Wermuth - e noi non vogliamo avere i militari armati nelle strade come in Israele, non vogliamo diventare una Fortezza America, perche' e' contro la nostra storia e il nostro carattere''. Un grosso salto di qualita' a suo avviso e' comunque avvenuto in questi anni, anche se si tratta di un processo ancora da completare. ''Abbiamo capito - spiega - che il terrorismo non e' un problema solo di forze dell'ordine, la difesa e la prevenzione vanno gestite tenendo conto di una miriade di altri soggetti: le scuole, gli ospedali, le chiese, la ricerca medico- scientifica''. Gli addetti ai lavori in prima linea, come l'Fbi, hanno fatto ''un grosso salto di qualita''', superando la loro tradizionale impostazione tutta mirata a portare i responsabili di fronte a un giudice, sacrificando quindi le esigenze di intelligence. ''Ma e' un cambiamento di mentalita' e di impostazione culturale - prevede Wermuth - che richiedera' probabilmente il passaggio di un'intera generazione di investigatori e agenti segreti''.

Saturday, September 03, 2005

Scene da New Orleans

I cadaveri che continuano a galleggiare nelle strade e i 29 neonati portati in salvo. Gli accampamenti puzzolenti dei disperati e i 700 ospiti dell'Hyatt Hotel che scavalcano la fila dei dannati in attesa di evacuazione.
Le scene di eroismo e le voci di cannibalismo. E' una collezione di immagini a tinte forti e ricche di contrasti, quella che racconta una New Orleans tra angoscia e speranza, quasi una settimana dopo Katrina. - TROPPO PRESTO PER I CADAVERI: Dopo essere rimasti chiusi per giorni dentro la loro chiesa, la Big Easy Church, un gruppetto di evangelici cristiani hanno deciso di tentare il tutto per tutto abbandonando New Orleans a piedi. Lungo il tragitto, hanno visto numerosi cadaveri nelle acque sporche lasciate dall'uragano. ''Ne abbiamo presi un paio - hanno raccontato - perche' ci sembrava la cosa giusta da fare. Volevamo dar loro sepoltura. Ma appena abbiamo raggiunto il primo posto di blocco, la polizia ci ha ordinato abbandonarli: 'Lasciateli galleggiare, ci hanno detto, non possiamo ancora occuparci dei morti'''. - MORTI PER PRANZO?: Le voci incontrollabili che escono da New Orleans nei giorni scorsi sembravano aver descritto il peggio del peggio. Omicidi, suicidi, stupri, bambini spariti. Adesso Randall Robinson, un attivista nero dei diritti civili, si e' spinto oltre. Su un blog, ha affermato che girano voci secondo le quali i neri abbandonati a New Orleans avrebbero cominciato a cibarsi di cadaveri per sopravvivere. Un' affermazione priva di fonti e di conferme, che ha scatenato polemiche immediate, con molti interventi sul blog che hanno definito assurdo pensare che dopo soli pochi giorni senza cibo qualcuno possa arrivare al cannibalismo. - METAIRIE, TENSIONE AL CAMPO PROFUGHI: E' la periferia di New Orleans, ma assomiglia al Darfur sudanese. Circa 5.000 persone vivono da giorni in un improvvisato campo profughi a Metairie, alle porte della citta', in un'area lungo l'autostrada Interstate 10. Hanno a disposizione 12 gabinetti portatili e un cassonetto della spazzatura e vivono in mezzo ai rifiuti, in un tanfo insopportabile reso peggiore dal sole a picco e dai 35 gradi di temperatura di questi giorni. Da giorni i dannati di Metairie aspettano autobus per l'evacuazione che arrivano con il contagocce. Quasi tutti neri, sono controllati a vista da poliziotti bianchi armati e hanno cominciato a denunciare di sentirsi come in un campo di concentramento. ''Non ci lasciano uscire - ha raccontato Steven Mullcur, 36 anni, che si trova nel campo con la moglie - e due di loro hanno minacciato di piantarmi una pallottola in fronte se cerco di andarmene''. - EROISMO NEGLI OSPEDALI: Hanno resistito per giorni, poi nella notte tra venerdi' e sabato e' arrivato il sospirato momento dell'evacuazione per gli ospedali nel centro di New Orleans rimasti aperti in condizioni drammatiche. I medici e gli infermieri, secondo i racconti che circolano tra i soccorritori, sono stati protagonisti di gesti di eroismo. Al Charity Hospital, circondato dalle acque, alcuni membri dello staff medico non hanno mangiato e bevuto per giorni, per poter sfamare i malati. Altri si sono aiutati a vicenda facendosi flebo e iniezioni di ricostituenti. Infermieri e medici hanno portato spesso sulle spalle i pazienti per molti piani e dentro un altro edificio, per poter raggiungere un tetto dove potevano atterrare gli elicotteri. Un itinerario ripetuto su e giu' decine di volte. Anche 29 neonati, alcuni senza piu' genitori, sono stati trasferiti dai reparti di maternita' ormai devastati fino al centro medico allestito all' aeroporto di New Orleans. Ma l'eroismo non sempre e' stato sufficiente. In una casa di riposo per anziani, la St. Bernard Parish, i soccorritori si aspettavano di trovare 30 pazienti, ma hanno trovato solo 30 'body bags' allineate all'esterno: troppo tardi. - I PRIVILEGIATI DELL'EVACUAZIONE: Ha provocato una mezza rivolta al Superdome, subito sedata dalla Guardia Nazionale, l'arrivo di 700 persone che si trovavano rifugiate nel vicino Hyatt Hotel e che sono state lasciate partire scavalcando la fila delle migliaia di persone in attesa da giorni del momento dell'evacuazione. Il contrasto tra privilegiati, tra cui molti turisti, e il popolo del Superdome era evidente: puliti e ancora ben vestiti i primi, distrutti e sporchi gli altri. L'Hyatt e' diventato una base per i soccorsi e per il sindaco Ray Nagin, che lo ha fatto svuotare per far posto a poliziotti e uomini della protezione civile. - L'AVVOCATO IRRIDUCIBILE: In mezzo al caos dei soccorsi, ha suscitato qualche sorriso e la sensazione di una ritorno alla 'normalita'' l'azione di alcuni avvocati che in questi giorni si sono aggirati, con le carte bollate, tra i dannati del Superdome: chiedevano di firmare una denuncia contro il governo, per avviare una causa collettiva e chiedere un risarcimento danni miliardario.