Monday, May 29, 2006
Friday, May 26, 2006
Re Tut arriva a Chicago, via la mummia dall'ufficio
Arriva Re Tut e a Chicago un top manager amante dell'Egitto e' costretto a rinunciare alla mummia che esponeva orgoglioso in ufficio. L'apertura in grande stile nella citta' americana di una mostra-evento dedicata al faraone ragazzino Tutankhamen, e' stata accompagnata da un braccio di ferro che ha visto soccombere un potente sponsor dell'evento, sotto la minaccia da parte del responsabile delle antichita' egiziane di far saltare tutto.
Chicago da giorni vive nella febbre per l'attesa di Tutankhamen e l'eta' d'oro dei faraoni, una mostra che sta portando negli Usa i tesori del celebre sovrano a 28 anni dall' esibizione al Metropolitan Museum di New York che fece esplodere la Tut-mania in America. Oltre 195.000 biglietti sono stati venduti in anticipo dal Field Museum in vista dell'inaugurazione odierna della mostra.
Ma l'esordio di Re Tut e' stato movimentato. Nel giorno dell' inaugurazione, un'ottantina di manifestanti provenienti da chiese copte-ortodosse dell'area di Chicago hanno dato vita a una protesta davanti al museo, chiedendo piu' liberta' religiosa per i cristiani in Egitto. La vigilia, poi, e' stata caratterizzata da uno scontro tra Zahi Hawass, responsabile dei reperti archeologici del governo egiziano, e John Rowe, potente amministratore delegato della Exelon, un colosso energetico di Chicago.
Hawass, noto per le sue battaglie internazionali a difesa dei tesori egiziani, al suo arrivo nei giorni scorsi nella citta' americana ha scoperto che il numero uno della Exelon - uno dei maggiori sponsor della mostra - possiede un sarcofago di 2600 anni fa e lo tiene esposto nel proprio ufficio, in un grattacielo nel centro di Chicago. L'alto funzionario egiziano ha gridato allo scandalo e ha intimato che il reperto fosse consegnato al Field Museum o restituito all'Egitto.
Le parole di Hawass hanno un certo peso - Time lo ha appena definito una delle 100 persone piu' influenti del mondo - e le sue campagne si sono rivelate incubi per molti musei in vari continenti. Anschutz Entertainment, l'organizzatore dell'evento di Chicago, ha temuto un disastro di pubbliche relazioni proprio al momento dell'inaugurazione della mostra, visto che Hawass minacciava di riportare a casa i cimeli di Tutankhamen se il manager non cedeva.
Dopo intense trattative, giovedi' sera Rowe ha dichiarato la resa e ha ''offerto il pezzo al museo, come prestito a tempo indeterminato'', ha detto una portavoce della Exelon. ''John ama il Field Museum - ha aggiunto - ed e' felice di condividere il cimelio''.
Hawass, soddisfatto, si e' goduto la vittoria: ''Sara' una lezione per tutti per imparare che questi oggetti non devono stare in una casa o in un ufficio, dovrebbero essere nel loro paese d'origine o in un museo''. Per Rowe pero' non e' finita, perche' il funzionario egiziano ha aggiunto di aver saputo che il manager ha una collezione di pezzi archeologici a casa, tra cui alcuni provenienti dall'Egitto, e ha promesso ''un'altra battaglia con il signor Rowe''.
Nel frattempo, mentre la folla prende d'assalto la grande mostra dei tesori del faraone, Hawass si prepara ad altri scontri negli Usa. Nel mirino del funzionario c'e' ora il museo di St.Louis, al quale l'Egitto aveva imposto di restituire entro il 15 maggio scorso una maschera funebre dell'anno 1550 avanti Cristo, che le autorita' del Cairo ritengono rubata. I responsabili del museo americano si sono detti convinti di essere i legittimi proprietari e Hawass ha preannunciato azioni legali e di pubbliche relazioni contro di loro. ''E' un caso molto importante - ha detto - e sto pensando di andare a St.Louis, convocare una conferenza stampa e rendere la loro vita un inferno''.
Wednesday, May 24, 2006
Arabia Saudita, l'odio sui banchi di scuola
Per un musulmano e' vietato essere amico di cristiani ed ebrei, perche' le loro sono ''false religioni'': e' quello che imparano in quinta elementare i bambini sauditi, secondo quanto emerge da uno studio americano sui libri di testo utilizzati per l'insegnamento in Arabia Saudita.
''Cio' che viene insegnato oggi nelle scuole pubbliche saudite sui rapporti tra musulmani e altre religioni, avvelenera' le menti di una nuova generazione di sauditi'', ha detto Nina Shea, direttrice del Centro per la liberta' religiosa del think tank Freedom House e autrice del rapporto. Secondo lo studio, nonostante anni di dibattito e di interventi da parte del governo di Riad, i libri di testo utilizzati in Arabia Saudita continuano a propagandare l'odio per le altre religioni.
Freedom House ha analizzato 12 testi ufficiali dei corsi scolastici di religione approvati dal ministero dell'Educazione saudita e ha indicato una lunga serie di passaggi che creano preoccupazioni. In prima elementare, ai bambini viene insegnato che ''ogni altra religione che non sia l'Islam e' falsa'' e l' insegnante deve chiedere ai bambini di fornire ''esempi di religioni false, come quelle ebrea, cristiana ecc.''.
In quinta elementare, si insegna che ''e' proibito per un musulmano essere vero amico con qualcuno che non crede in Dio e nel suo profeta, o qualcuno che combatte la religione dell' Islam''. Nei libri di testo, i contenuti dei cosiddetti 'Protocolli degli anziani di Sion' vengono indicati come fatti storici provati e vengono avvalorate teorie cospirative che accusano massoneria, Lions e Rotary Clubs di tramare contro i musulmani.
Il rapporto, intitolato 'Il curriculum dell' intolleranza', accusa l'Arabia Saudita di affrontare in modo ideologico il rapporto con le religioni e di instillare nei bambini ''l'odio per i cristiani, gli ebrei, i politeisti e i 'non credenti''', inclusi tra questi ultimi i musulmani che non aderiscono alla setta wahhabita che domina in Arabia Saudita.
Saturday, May 20, 2006
Chissenefrega del Codice da Vinci
Sto leggendo un romanzo storico-religioso, che racconta una serie di retroscena sulla vita di Gesu'. No, non l'ha scritto Dan Brown e non ne hanno ricavato un film com Tom Hanks.
E' un libro semidimenticato e bellissimo, L'ombra del padre - Il romanzo di Giuseppe, dello scrittore polacco Jan Dobraczynski. Racconta, con una tenerezza cosi' fuori moda ai giorni nostri, l'avventura umana di un uomo chiamato a fare da padre putativo al Figlio di Dio.
Lo consiglio a tutti coloro che cercano un antidoto alla rumorosa cagnara messa in piedi dai media su quel polpettone di vecchie stupidaggini esoteriche che oggi spopola nei cinema e in libreria.
WWW.MARCOBARDAZZI.COM
Thursday, May 18, 2006
NSA, miliardi da pagare per miliardi di telefonate controllate?
Gli americani spiati dalla Nsa provano a reagire passando alla cassa. Seguendo un copione certo non insolito negli Usa, all'indignazione di parte dell'opinione pubblica per la scoperta di un programma segreto che raccoglie miliardi di numeri di telefono chiamati negli Stati Uniti, fa seguito ora un'azione legale collettiva che punta a strappare 200 miliardi di dollari ai colossi della telefonia.
Se gli avvocati dei consumatori chiedono soldi, il Congresso chiede spiegazioni all'amministrazione Bush, prima di mettere sotto torchio nella giornata di giovedi' il generale Michael Hayden, l'ex direttore della National Security Agency che il presidente George W.Bush ha scelto come nuovo direttore della Cia. Dopo aver insistito per mesi sulla necessita' di mantere il segreto sui programmi della Nsa, la Casa Bianca a sorpresa inverte la rotta e convoca tutti i membri delle commissioni intelligence di Camera e Senato, per informarli sulle modalita' con cui l'agenzia combatte la guerra elettronica al terrorismo.
''Non e' cambiato niente, abbiamo risposto a una preoccupazione del presidente della commissione intelligence del Senato, che chiedeva che i membri fossero informati'', sostiene Tony Snow, il nuovo portavoce della Casa Bianca. Ma di fronte a chi gli fa presente che il suo predecessore, per mesi, ha sostenuto che delle intercettazioni segrete e dei programmi della Nsa non si poteva parlare, Snow riconosce che l' imminenza delle audizioni di Hayden ''e' stato un elemento di traino'' per la decisione di informare i membri del Congresso.
Senatori e deputati hanno ricevuto un briefing altamente classificato da parte del generale Keith Alexander, l'attuale direttore della Nsa, che dovrebbe aver spiegato loro le caratteristiche del programma svelato nei giorni scorsi da Usa Today. Secondo il quotidiano, tre colossi della telefonia, AT&T, Verizon e BellSouth, dai mesi successivi all'11 settembre 2001 hanno cominciato a permettere alla Nsa l'accesso ai tabulati telefonici con le chiamate di circa 200 milioni di loro utenti.
Verizon e BellSouth hanno pero' smentito di aver fornito i dati dei clienti, anche se i comunicati con cui hanno preso posizione sulla vicenda si prestano a interpretazioni contrastanti. Gli esperti hanno sottolineato che la banca dati della Nsa sembra riguardare solo le telefonate extraurbane e internazionali, che le due societa' di solito passano in appalto ad altri gruppi telefonici, soprattutto Mci. Usa Today ha ribadito la bonta' delle proprie fonti e non ha modificato la propria versione della storia, sulla base della quale alcuni avvocati di New York hanno preso l'iniziativa di lanciare un' azione legale miliardaria. Ipotizzando un danno minimo di 1.000 dollari per ciascuno dei 200 milioni di americani i cui numeri di telefono sarebbero finiti nei computer dell'agenzia di spionaggio, hanno chiesto a un giudice di imporre una maximulta da 200 miliardi a AT&T, Verizon e BellSouth. Il programma al centro delle discussioni e' diverso da quello emerso lo scorso dicembre, nell'ambito del quale la Nsa intercetta senza autorizzazioni di giudici alcune telefonate che provengono o sono dirette all'estero. ''Solo quelle nelle quali e' coinvolta in qualche modo Al Qaida'', ripete la Casa Bianca, sostenendo che le attivita' di intelligence sono tutte ''legali e necessarie''.
L'amministrazione Bush in questi mesi ha sostenuto la necessita' di mantenere il massimo riserbo sul programma di intercettazioni, informando solo i leader di maggioranza e opposizione in un paio di commissioni del Congresso. La decisione inattesa di Bush di concedere ora un briefing ad ampio raggio a tutti i membri delle due commissioni che si occupano di intelligence, sembra legata a una duplice esigenza. Da una parte c'e' il tentativo di mettere a tacere le critiche espresse in questi giorni contro il governo anche da parte di esponenti del partito repubblicano. Dall'altra c'e' il bisogno di 'blindare' la nomina di Hayden, sulla quale la Casa Bianca non intende fare alcun passo indietro. Il nuovo direttore della Cia e' stato indicato da Bush e dal suo 'zar' dell' intelligence John Negroponte come la persona piu' qualificata per prendere la guida della piu' importante agenzia di spionaggio americana, in profonda crisi d'identita'. Ma la nomina e' ritenuta a rischio, per le riserve che i membri del Congresso nutrono sul lavoro svolto da Hayden alla Nsa.
Oltre a cercare di disinnescare le domande piu' insidiose che Hayden potrebbe trovarsi a fronteggiare nella sua audizione in Senato, con il briefing classificato la Casa Bianca potrebbe anche aver messo una museruola di fatto ai senatori. Vincolandoli al segreto su cio' che hanno appreso, avranno molte piu' difficolta' anche solo nel formulare le loro richieste al generale dell'Air Force.
Thursday, May 11, 2006
America, boom ispanico dalla culla al supermarket
Le loro culle sono quelle piu' numerose nei reparti maternita' di tutta l'America e le due forze trainanti degli Usa - il mercato e la politica - se ne sono accorti. Gli ultimi dati del censimento svelano che meta' dei bambini americani sotto i 5 anni appartengono a minoranze etniche, soprattutto ispanici. Un esercito di nuovi consumatori e futuri elettori che cominciano a far sentire il loro peso.
Una campagna nazionale, promossa dalla Chiesa cattolica, e' partita da Los Angeles per registrare per il voto un milione di nuovi cittadini in tempo per le elezioni per il rinnovo del Congresso, nel novembre prossimo. Il movimento di piazza che nelle scorse settimane ha dimostrato la propria forza, con grandi marce contro le proposte di legge restrittive sull' immigrazione, conta ora di passare all'incasso in termini politici, cercando di mandare sempre piu' rappresentanti a Capitol Hill.
La corsa all'ispanico non interessa pero' solo la politica, ma e' un fenomeno che mette in ebollizione anche il mondo del marketing, soprattutto nel settore alimentare. Al Food Marketing Institute Show di Chicago, la massima rassegna del settore in corso in questi giorni, i colossi alimentari americani hanno presentato un gran numero di linee di prodotti mirate al crescente mercato 'latino'. La Kellog, il gigante dei fiocchi d' avena e dei prodotti da colazione, ha aumentato del 60% il proprio marketing in lingua spagnola, affidando a 'Tony el Tigre' il compito di fare da mascotte sulle scatole dei corn flakes al posto del 'Tony the Tiger' della versione inglese.
La Unilever, un'altra superpotenza alimentare, tiene rapporti quotidiani con 800 famiglie ispaniche nel paese, che offrono indicazioni e tendenze sui loro consumi.
I numeri che lo U.S. Census sforna in continuazione spiegano il motivo di tanto interesse. La societa' americana e' nel pieno di uno dei piu' significativi sconvolgimenti nella propria storia, per effetto dell'ondata di immigrazione dall'America Latina e della prolificita' degli immigrati di origine ispanica. Il 49% della crescita demografica tra il 2004 e il 2005 - secondo gli ultimi dati - e' dovuto alla minoranza ispanica.
Se quasi il 50% dei bambini sotto i cinque anni negli Usa sono nati in famiglie che appartengono a minoranze, anche in questo caso si tratta di un fenomeno in larga parte dovuto ai 'latinos': il 70% di questa meta' degli Under 5 americani e' nato in famiglie dove si parla spagnolo.
Un americano su tre oggi e membro di un qualche gruppo che viene considerato minoranza, cioe' non e' un bianco non ispanico. I neri, un tempo la principale tra le minoranze, sono stati sorpassati da chi proviene da paesi latinoamericani e sono sempre piu' isolati, anche perche' - a differenza dei latinos o degli asiatici - hanno meno propensione a sposare persone di altre etnie. I numeri del fenomeno si traducono pero' anche nelle profonde tensioni che l'America vive in questo periodo. A livello politico, e' ancora impantanato in Senato l'iter per una riforma delle leggi sull'immigrazione che e' diventata la patata piu' bollente dell'anno elettorale, dopo che la Camera ha varato un testo fortemente restrittivo, che prevede il carcere per gli illegali e chi da' loro lavoro e l'innalzamento di una barriera di 1.000 chilometri lungo la frontiera con il Messico.
Proprio per protestare contro la legge della Camera, in questi mesi e' sceso in campo un vasto movimento che raccoglie anche i circa 12 milioni di immigrati clandestini presenti negli Usa. Un fenomeno che ora potrebbe tradursi in potenza di fuoco elettorale. ''Incanaleremo l'impeto senza precedenti delle marce in una campagna mirata di massa per un'azione civile'', ha detto il vescovo ausiliario di Los Angeles, Gabino Zavala, nel presentare nella cattedrale della citta' l'iniziativa per creare un milione di nuovi elettori entro novembre. La Chiesa cattolica nella metropoli californiana, guidata dal cardinale Roger Mahony, e' da mesi in prima linea nella lotta al giro di vite proposto dalla Camera, contro il quale l'arcivescovo ha promesso di esser pronto a dar vita anche a iniziative di disobbedienza civile.
Ma anche la vasta realta' che chiede di chiudere le frontiere e' in piena mobilitazione. Il 'Minuteman Project', l'iniziativa dei vigilantes che si sono autoinvestiti del compito di pattugliare - armati - le frontiere del paese, e' pronto a fare il proprio sbarco a Washington. Jim Gilchrist, il fondatore della campagna, sta girando l'America con un grande caravan promozionale e venerdi' arrivera' nella capitale, per lanciare al Congresso il proprio messaggio: sigillare le frontiere e non concedere amnistie agli illegali.
In Arizona, intanto, c'e' chi ha gia' messo in pratica le indicazioni della Camera, anche se la legge non e' stata ancora approvata dall'altro ramo del Congresso. Lo sceriffo Joe Arpaio, che negli anni si e' fatto la fama di essere ''il piu' cattivo d'America'', ha dato il via alla caccia all'immigrato messicano clandestino. ''Ne mettero' in cella il numero maggiore possibile'', ha proclamato Arpaio, raccogliendo subito consensi da parte dell'ala dura dei conservatori americani.
Thursday, May 04, 2006
Come comunicare con gli uomini dell'anno 12006
Una commissione di esperti e' al lavoro negli Usa per un progetto di cui non vedra' mai i risultati: come comunicare con le civilta' che abiteranno il territorio americano tra 10.000 anni. Per i pronipoti dell'anno 12006 gli scienziati hanno un messaggio molto semplice - ''State alla larga da qui!'' - ma non sono sicuri se arrivera' al destinatario e soprattutto se verra' compreso.
Lo studio, commissionato dal ministero dell'Energia, serve a trovare modalita' di comunicazione che possano mettere in guardia gli uomini del futuro da eseguire scavi in un'area in mezzo al deserto del New Mexico, dove gli Usa stanno accumulando scorie nucleari. Per studiare il messaggio non c'e' fretta, visto che la discarica non sara' completa fino all'anno 2033 e da allora restera' per 100 anni sotto il controllo del governo, prima di venir abbandonata. Ma per quell'epoca occorrera' aver messo a punto messaggi comprensibili per le civilta' future. Un sarcofago creato a 800 metri di profondita' collassera' su se stesso entro 1000 anni, sigillando le scorie. Ma il plutonio che vi si trova all'interno restera' pericoloso per decine di millenni a venire.
Una commissione mista di futuristi, antropologi, linguisti ed esperti di varie discipline sta valutando quale sia il modo migliore per farsi capire da chi abitera' l'area in un lontano futuro, attingendo a esempi che vanno dai graffiti nelle caverne preistoriche ai geroglifici egiziani. Il messaggio da mandare e' l'avvertimento a non scavare o trivellare in quella zona, ma non e' chiaro se e come verra' recepito.
Tra i vari scenari tracciati dagli studiosi, alcuni ipotizzano una Terra passata attraverso una qualche catastrofe globale, che ha cancellato la memoria delle civilta' passate (come la nostra) e forse dimenticato le lingue attuali. Per questo occorre un 'cartello' di avvertimento che oltre a resistere nel tempo, sia anche leggibile.
Una prima soluzione prevede di realizzare tutto intorno alla discarica una sorta di barriera del tipo da trincea, alta 30 metri, larga 10 e lunga complessivamente 3,2 chilometri, con una massa complessiva pari a cinque volte quella della maggiore tra le piramidi egiziane. Dentro e fuori il gigantesco recinto, verrebbero piazzati dei piloni di granito alti 7,5 metri l'uno e pesanti 105 tonnellate, con scritte in inglese, spagnolo, russo, francese, cinese, arabo e navajo (l'italiano non e' stato preso in considerazione come possibile lingua del futuro).
Se il segnale riuscira' ad attirare l'attenzione, la difficolta' successiva sara' spiegare che nella zona esiste un pericolo. Gli studiosi hanno valutato precedenti tentativi simili, come quello della placca che fu piazzata nel 1972 sulla sonda Pioneer prima di lanciarla nello spazio. La placca, realizzata con il contributo dell'astronomo Carl Sagan, mostra immagini di un uomo e una donna, uno schema del sistema solare e altre informazioni sulla civilta' della Terra. Ma il messaggio, in quel caso, era pensato per extraterrestri, ''mentre dobbiamo presumere - ha detto Jon Lomberg, che lo disegno' insieme a Sagan - che in quell'area in futuro ci saranno umani, a meno che non siano invece dei cyborg''.
Le idee che circolano al momento prevedono, tra l'altro, di creare dei dischi di metallo, ceramica e plastica, da seppellire nella zona, sui quali imprimere immagini che cerchino di trasmettere messaggi di pericolo, come una sorta di stele di Rosetta dell'era nucleare.
La speranza degli addetti ai lavori e' che alla fine siano trovate soluzioni migliori di quella utilizzata, poco lontano dalla discarica, per indicare il luogo di un test nucleare del 1961. Due placche di cemento che ricordano il test sono state utilizzate per anni per far pratica di tiro a segno e un terzo segnale e' del tutto sparito. Vi era scritto, in inglese: ''Questo luogo restera' pericoloso per 24.000 anni''.
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Wednesday, May 03, 2006
Sfida tra robot per l'auto del futuro
Da casa al lavoro rilassandosi in auto con un libro o un film, senza curarsi del traffico: a guidare ci pensa il robot. Il Pentagono potrebbe dare un mano a un sogno da pendolari, trasformando la fantascienza in realta'. Dopo il successo nel 2005 della corsa nel deserto tra auto-robot capaci di muoversi autonomamente, parte negli Usa una nuova sfida con finalita' militari, ma possibili conseguenze anche per la vita di tutti i giorni: una gara tra veicoli robotizzati stavolta in mezzo al traffico cittadino.
La Darpa, l'agenzia della Difesa americana che si occupa delle innovazioni tecnologiche, ha appena presentato il bando per la terza edizione del 'Grand Challenge', una competizione tra auto-robot che lo scorso ottobre vide competere nel deserto tra California e Nevada veicoli realizzati da team universitari di tutto il mondo (compresa uno dell' Universita' di Parma). Il primo tentativo, nel 2004, di far percorrere ai robot 200 km di deserto pieni di ostacoli era sfociato in un fallimento. Lo scorso anno, invece, al secondo tentativo cinque auto robotizzate erano giunte al traguardo.
'Stanley', un veicolo realizzato dalla Stanford University, si era aggiudicato i 2 milioni di dollari del premio messo in palio dalla Darpa, battendo due vetture della Carnegie Mellon University. Lento, ma inesorabile, al traguardo era arrivato anche 'TerraMax', alla cui messa a punto aveva partecipato un team di Parma guidato dal professor Alberto Broggi.
Adesso il Pentagono rilancia, mettendo in palio di nuovo 2 milioni di dollari e aggiungendo anche premi per il secondo e terzo posto (rispettivamente 500 mila e 250 mila dollari). Ma i robot stavolta avranno vita ancora piu' dura: la sfida avverra' in un ambiente urbano finto, dove le auto dovranno dimostrare di essere capaci di districarsi da sole nel traffico cittadino, evitare ostacoli, fermarsi al momento giusto e anche parcheggiare. Il tutto senza alcun intervento umano, ma basandosi esclusivamente sull'intelligence artificiale. Ai veicoli verra' richiesto di completare senza danni un percorso di circa 100 chilometri in meno di sei ore.
Il giorno della competizione sara' il 3 novembre 2007. La Darpa (Defense Advanced Research Projects Agency) ha appena presentato il bando e ha cominciato a raccogliere le prime adesioni. ''Dopo il successo dell'edizione 2005 - ha detto Tony Tether, il direttore dell'agenzia del Pentagono - riteniamo che la comunita' robotica sia pronta per affrontare le sfide di operare nell'ambiente cittadino''.
Il Pentagono conta di ottenere benefici importanti sul piano militare da queste ricerche, che fanno fronte all'obiettivo di avere entro il 2015 un terzo dei veicoli militari americani operativi senza 'umani' a bordo. Ma secondo gli esperti le ricadute saranno importanti anche per i civili. ''Si tratta di ricerche che potrebbero cambiare in modo significativo il modo in cui usiamo le nostre autostrade e farci risparmiare miliardi di dollari'', ha detto Sebastian Thrun, lo scienziato che ha guidato lo scorso anno il team vincente di Stanford e punta ora a fare il bis. Veicoli robotizzati dotati di adeguati apparati di sicurezza, per Thrun, potrebbero ridurre in modo drastico il numero di vittime sulle strade e farsi carico di una serie di compiti e trasporti che oggi richiedono autisti in carne e ossa.
La Darpa ha preparato stavolta due iter diversi per i robot, senza precisare al momento dove avverra' la competizione. Un primo percorso per partecipare alla gara prevede di presentare progetti dettagliati per chiedere finanzimenti del Pentagono fino a un milione di dollari: in questo caso il governo americano avra' diritto di sfruttare le tecnologie sviluppate e i team prescelti accederanno direttamente alle semifinali. La seconda possibilita' e' invece quella di partecipare a una serie di qualificazioni, al termine delle quali ogni team che arriva alle semifinali ricevera' un rimborso di 50.000 dollari, mentre i finalisti avranno 100.000 dollari per coprire le spese per lo sviluppo tecnologico.