SPIRIT OF AMERICA

America is a land of wonders, in which everything is in constant motion and every change seems an improvement ----------------------- ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Monday, February 14, 2005

Iran, quattro scintille per scatenare il caos

Un aereo senza pilota che cade in territorio iraniano. Uno scontro al confine con l'Iraq. Un commando americano infiltrato dall'Afghanistan scoperto dalle forze armate di Teheran. Oppure una pericolosa incomprensione tra le navi americane e iraniane che incrociano nel Golfo. Con le rivelazioni sull'uso da parte degli Usa di 'droni' per spiare dall'alto l'Iran, un altro rischio si aggiunge alla lista di potenziali scintille che potrebbero innescare tensioni e una pericolosa escalation di accuse tra Teheran e Washington. Uno scenario reso ancora piu' complesso dall'apparente braccio di ferro in corso tra i servizi d'intelligence negli Usa su come gestire il 'dossier Iran': fonti della Cia hanno lasciato trapelare sui media la loro irritazione per il fatto che il Pentagono e forse anche l'Fbi stiano lavorando autonomamente per cercare di creare una nuova rete di informatori dentro il paese. Un network di spie che gli Usa avevano creato in passato, secondo rivelazioni dei giorni scorsi, fu scoperto e decimato dagli iraniani negli anni Novanta, lasciando l'America senza fonti sicure all'interno dell'Iran. Il ministro degli Esteri iraniano Kamal Kharrazi ha ribadito la disponibilita' di Teheran a concedere liberta' di movimento a ispettori dell'Onu incaricati di verificare i programmi nucleari iraniani. E da parte dell'opposizione, negli Usa, arrivano nuove esortazioni all'amministrazione Bush ad appoggiare gli sforzi diplomatici portati avanti da Gran Bretagna, Francia e Germania. Ma in attesa delle prossime mosse della diplomazia, resta secondo gli esperti il rischio di eventi che scatenino reazioni difficili da controllare. - UN OCCHIO AL CIELO: Le rivelazioni del Washington Post sull'uso da parte degli Usa di aerei senza pilota del tipo Predator in Iran, hanno provocato un confuso mix di conferme e smentite. Il Pentagono ufficialmente non ha ammesso il ricorso ai droni, ma fonti militari e d'intelligence sostengono che non solo gli aerei senza pilota, ma anche velivoli-spia d'alta quota abbiano ispezionato a fondo negli ultimi tempi l'Iran, alla ricerca di conferme ai sospetti americani su un programma di armamento nucleare portato avanti da Teheran. La circostanza spiegherebbe anche gli strani avvistamenti di 'oggetti volanti' da parte di abitanti di remote regioni dell' Iran, riportati dalla stampa iraniana a dicembre. I precedenti sull'uso dei Predator, che in passato sono sfuggiti al controllo della Cia o del Pentagono e sono precipitati in Iraq o in Afghanistan, aprono la prospettiva di un incidente in Iran che scatenerebbe prevedibili reazioni furiose da parte di Teheran e di altre capitali del Medio Oriente e del Golfo. - I CONFINI E IL MARE: In un briefing al Pentagono, il generale Lance Smith, vicecomandante del Comando centrale (Centcom) delle forze Usa, ha spiegato che in Iraq i militari americani stanno lavorando per intensificare i controlli sul confine con l'Iran e per cercare di diminuire l'influsso che Teheran cerchera' di avere sul nuovo governo iracheno a maggioranza sciita. Il confine iracheno-iraniano potrebbe essere un altro scenario di tensioni, ma ancora piu' rischioso e' quello con l' Afghanistan, se sono vere le rivelazioni fatte nelle settimane scorse dal giornalista investigativo del New Yorker, Seymour Hersh - piu' volte smentite dal Pentagono -, secondo le quali team delle Forze speciali americane hanno cominciato a compiere irruzioni clandestine da ovest in Iran. Le scopo delle missioni, analoghe a quelle compiute prima delle campagne militari contro Afghanistan e Iraq, sarebbe quello di individuare e catalogare possibili bersagli di bombardamenti aerei. Il mare offre un quarto scenario di pericolo, per la continua vicinanza nel Golfo Persico di unita' navali americane e iraniane. - IL CAMMINO DELLA DIPLOMAZIA: Di fronte ai rischi di un deterioramento della situazione dovuto magari a una scintilla indesiderata, si moltiplicano gli inviti alla prudenza all' amministrazione Bush. Kenneth Pollack, lo studioso della Brookings Institution che nel 2002 dettaglio' - in un libro e in una serie di interventi - le ragioni per cui era necessario invadere l'Iraq, propone ora l'opposto per l'Iran. In un saggio al quale la prestigiosa rivista di politica estera Foreign Affairs dedica la copertina dell'ultimo numero, Pollack e Ray Takeyh del Council on Foreign Relations dettagliano la politica che Washington dovrebbe perseguire nei confronti di Teheran: in sostanza, cercare di approfittare sul piano diplomatico delle divisioni tra i 'duri' del governo iraniano e i pragmatici che puntano a risanare l'economia del paese. L'esortazione ad appoggiare gli sforzi diplomatici e in particolare ad affiancare gli europei nella loro mediazione, arriva anche da un esponente di primo piano dei democratici, il senatore Joseph Biden, il leader dell'opposizione nella commissione affari esteri del Senato. ''Non possiamo stare a bordo campo'', sostiene Biden, mentre Gran Bretagna, Francia e Germania portano avanti tutto il lavoro. Ma anche tra i democratici c'e' chi, come il senatore John Rockefeller, il numero uno del partito nella commissione intelligence, non nasconde di ritenere che l'Iran ''e' ed e' sempre stato un problema assai peggiore dell'Iraq'' e che non affrontarlo sarebbe ''un errore enorme''.

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