SPIRIT OF AMERICA

America is a land of wonders, in which everything is in constant motion and every change seems an improvement ----------------------- ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Thursday, January 13, 2005

Nicholas il guardone, super hacker dei cellulari

Tra gli esperti di informatica Nicholas Jacobsen viene gia' considerato un fuoriclasse da 'top ten degli hackers'. Il ventenne della California, finito in manette dopo una lunga caccia all'uomo telematica, per oltre un anno ha scorazzato indisturbato in un mondo fino a ora poco frequentato dai pirati online: la marea di foto, email, messaggi di segreteria telefonica e informazioni che circolano attraverso i telefoni cellulari. Jacobsen, conosciuto nell'ambiente degli hackers con il nome di battaglia 'Ethics', e' riuscito a infiltrare i computer del network T-Mobile (gruppo Deutsche Telekom), il quarto gestore di telefonia mobile negli Usa con 16 milioni di utenti. Tra il 2003 e il 2004, prima di finire in manette nella sua abitazione nei pressi di Los Angeles, Nicholas ha avuto liberta' di movimento nel mondo dei dati affidati al telefonino, ha intercettato foto scattate con il cellulare, ascoltato messaggi e letto email e Sms di migliaia di clienti. L'hacker e' finito nei guai quando gli investigatori del Servizio Segreto, grazie a una soffiata nel mondo della pirateria informatica, hanno scoperto che qualcuno metteva a disposizione su un sito per lo scambio di carte di credito clonate informazioni prelevate dagli archivi dei clienti di T- Mobile. Ma prima di riuscire a catturare Nicholas, i segugi del ministero del Tesoro hanno dovuto subire da lui anche qualche umiliazione. Peter Cavicchia, un agente della divisione cybercrime che ha indagato su 'Ethics', era anche un cliente di T-Mobile e utilizzava un computer palmare collegato sulla rete cellulare per spedire email sull'inchiesta e custodire documenti d' indagine. Nicholas per lungo tempo ha potuto leggere i messaggi di Cavicchia, copiare atti giudiziari che lo riguardavano e perfino 'scaricare' dalla rete di T-Mobile un trattato di cooperazione segreto tra le autorita' americane e quelle russe, che l'agente aveva imprudentemente custodito sul palmare. L'arresto del giovane esperto informatico, che lavorava per una societa' di software, e' avvenuto a ottobre nell'ambito di una vasta operazione contro gli hackers, battezzata Operation Firewall. Ma solo adesso, con il deposito degli atti giudiziari per il suo processo, e' emersa la portata della sua infiltrazione nella rete di T-Mobile. ''Lo abbiamo preso in tempo, in una fase iniziale del suo gioco'', ha detto Peter Dobrow, portavoce della societa' telefonica, affermando che non e' stata violata alcuna informazione sulle carte di credito dei clienti, perche' si tratta di dati custoditi separatamente. Ma gli esperti di crimini informatici sono rimasti impressionati dalla vulnerabilita' dei computer di un colosso come T-Mobile e dall' abilita' di 'Ethics'. ''E' una delle incursioni piu' profonde mai scoperte, questo ragazzo potrebbe essere il vincitore nella gara tra gli hackers a chi e' il migliore'', ha detto Bruce Schneier, della societa' Counterpane Internet Security, al Los Angeles Times. ''In passato - ha spiegato Schneier - la segreteria telefonica era a casa, adesso a custodirla e' la societa' dei telefoni. Un tempo l'estratto conto ti arrivava con la posta ordinaria, ora e' sul web. La sicurezza di ognuno di noi dipende dall'avere in queste societa' assai piu' fiducia di quanto non avvenisse in passato e non c'e' niente che possiamo farci''. Jacobsen, che ora rischia cinque anni di reclusione, ha mostrato anche la vulnerabilita' delle agenzie che conducono le indagini, come il Servizio Segreto, che oltre ad occuparsi di pirateria informatica ha il compito di proteggere il presidente degli Stati Uniti. Un portavoce dell'agenzia ha ammesso che Cavicchia ha custodito documentazione che non doveva essere trasportata su un Pda - il computer palmare - ma e' probabile che la pratica sia molto diffusa tra gli agenti. La rivelazione, peraltro, arriva nello stesso giorno in cui e' emerso negli Usa che l'Fbi e' a un passo dal rinunciare a un programma informatico, costato mezzo miliardo di dollari per lo sviluppo, che dovrebbe essere alla base dello scambio di informazioni tra gli agenti nelle inchieste sul terrorismo. Il software, conosciuto come 'Virtual Case File', si sarebbe rivelato poco affidabile e anche vulnerabile alle infiltrazioni degli hackers.

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