SPIRIT OF AMERICA

America is a land of wonders, in which everything is in constant motion and every change seems an improvement ----------------------- ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Friday, January 21, 2005

Bush e i tiranni, una geografia difficile

Il primo test e' in arrivo il mese prossimo, quando George W.Bush volera' in Europa e incontrera' ''l'amico Vladimir''. Il vertice del 24 febbraio a Bratislava con il russo Vladimir Putin, offrira' indicazioni su come il presidente americano intende tradurre in fatti le promesse del suo discorso d'insediamento, tutte incentrate sulla volonta' dell'America di diffondere la liberta' nel mondo e combattere le tirannie. I rapporti con la Russia sono uno degli esempi delle difficolta' che, secondo gli esperti, l'amministrazione Bush incontrera' nel gestire la nuova geografia dei buoni e cattivi che emerge dal discorso del presidente e dal programma del suo prossimo segretario di Stato, Condoleezza Rice. La politica degli Usa d'ora in poi, ha proclamato Bush dopo il giuramento, e' quella di sostenere ''la crescita di movimenti e istituzioni democratiche in ogni nazione e cultura, con l'obiettivo finale di metter fine alla tirannia nel mondo''. Un programma che ora va alla prova dei fatti su un ampio scenario internazionale: dalla Russia alla Cina, dall'Arabia Saudita all'Egitto, dal Pakistan all'Uzbekistan, per Washington ci sono problemi in un gran numero di paesi nel fare seguire le parole da azioni concrete. ''Ora che Bush ha proclamato questo obiettivo - ha commentato l'esperto di politica estera Robert Kagan, intervistato dal Los Angeles Times - sara' constantemente sfidato su come lo sta affrontando. Ci sono casi, come quello della Cina, dove ci fermeremo assai lontano dal traguardo''. - IL BINOMIO RUSSIA-CINA: Dopo aver proclamato per anni l'amicizia con Putin, Bush deve ora decidere che atteggiamento tenere di fronte alle accuse degli osservatori internazionali alla Russia di aver attuato un giro di vite sulle istituzioni democratiche e messo guinzaglio e museruola alla stampa indipendente. Interrogativi non molto diversi riguardano i rapporti con la Cina, diventato ormai il maggior partner commerciale degli Usa (gli investimenti americani nel paese ammontano a 35 miliardi di dollari) e un alleato prezioso nell' opera di contenimento della Corea del Nord. Una realta' che rende difficile, per Washington, alzare la voce contro un governo che certo non e' un esempio di liberta' e democrazia. L'insistenza di Bush sul termine 'liberta'', peraltro, ha preoccupato osservatori come Kenneth Roth, direttore di Human Rights Watch, perche' non e' stata accompagnata da alcun riferimento ai diritti umani: ''La liberta' e' un concetto astratto - ha detto Roth - ma i diritti umani vincolano tutti, compresa l'amministrazione Bush''. - IL MEDIO ORIENTE E GLI ARABI: La visione del mondo di Bush sara' messa a dura prova, ancora una volta, dai rapporti con l' Arabia Saudita, alleato politico, militare ed economico a cui Washington non puo' rinunciare, non fosse che perche' fornisce il 20% del petrolio usato dall'America. Gli osservatori internazionali lo catalogano tra gli stati meno liberi del mondo e non danno voti molto migliori a un altro partner importante per gli Usa, l'Egitto di Hosni Mubarak, che riceve ogni anno 2 miliardi di dollari di aiuti americani e non permette alcun commento su come vengono utilizzati. La collaborazione crescente nella guerra al terrorismo ha spinto in questi anni gli Usa a chiudere un occhio - talvolta entrambi - sulla situazione dei diritti civili in paesi come Libia, Marocco e la stessa Siria, uscita dall'elenco dei 'cattivi': la Rice non l'ha indicata in quelli che ha definito ''gli avamposti della tirannia'' nel mondo, cioe' Cuba, Myanmar (Birmania), Corea del Nord, Iran, Bielorussia e Zimbabwe. Kuwait, Bahrein e Qatar, non sempre all'altezza degli standard internazionali della democrazia, sono al di sopra delle critiche per l'ospitalita' che danno alle basi militari del Pentagono nel Golfo. - LA POLVERIERA DELL'ASIA CENTRALE: Le stesse ragioni di realismo legate alla lotta al terrorismo, riducono al lumicino la possibilita' che l'amministrazione Bush dia seguito alle parole del presidente quando si parla di paesi come il Pakistan, forse il piu' prezioso alleato in questi anni nella guerra ad Al Qaida lanciata dopo l'11 settembre 2001. Le restrizioni alla democrazia imposte dal presidente Pervez Musharraf suscitano poche proteste ufficiali al Dipartimento di Stato e non c'e' particolare interesse neppure a bacchettere il vicino Uzbekistan, che ha ricevuto piu' di 350 milioni di dollari di aiuti americani per la lotta all'estremismo islamico. Semidittature come Turkmenistan e Tajikistan, infine, ricevono assai meno ammonimenti di quanti Washington riservi all'Iran o al Venezuela.

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