SPIRIT OF AMERICA

America is a land of wonders, in which everything is in constant motion and every change seems an improvement ----------------------- ALEXIS DE TOCQUEVILLE

Friday, March 04, 2005

Gunner Palace, la guerra sporca dei soldati rapper

Le improvvisazioni rap dei ragazzi neri del Bronx spediti a combattere a Baghdad, si intrecciano sul maxischermo con il sottofondo wagneriano della 'Cavalcata delle Valchirie', omaggio cinematografico ad 'Apocalypse Now'. Trent'anni dopo, cambia la musica, ma non l'orrore della guerra in un documentario appena uscito negli Usa, che racconta la vita dei soldati americani in Iraq con lo sguardo rivolto indietro, al Vietnam e alle sue ferite ancora aperte. 'Gunner Palace', la storia vera delle giornate di un'unita' dell'Esercito Usa in uno degli ex palazzi del potere di Baghdad, e' un'altra grana per il Pentagono, in un momento in cui le cifre del reclutamento di nuovi soldati sono in rosso. Il regista americano Michael Tucker e sua moglie, la tedesca Petra Epperlein, hanno trascorso due lunghi periodi nella capitale irachena insieme ai ragazzi della 2/3 Field Artillery, raccontando la loro vita quotidiana nel palazzo che un tempo era la reggia del sanguinario Uday Hussein, uno dei figli di Saddam. Armati di una comune videocamera digitale, i coniugi hanno conquistato la fiducia dei soldati al punto da poterli ritrarre senza filtri, con le loro angosce, parolacce e atteggiamenti bizzarri, impauriti mentre pattugliano le strade di Baghdad o scatenati nella piscina di Uday nelle lunghe ore di inattivita'. Ne e' emerso un ritratto schizofrenico della guerra, tra orrori, divertimento e tanta musica, con il rap a prendere il posto che fu del rock nel Vietnam degli anni '60 e '70. Frasi improntate all'ottimismo del capo del Pentagono, Donald Rumsfeld, fanno da continuo intervallo alle scene della guerra 'vera' a Baghdad, grazie al montaggio degli autori. In uscita nel fine settimana, Gunner Palace - il 'gunner' e' l'artigliere dell'Esercito americano - e' l'opposto di un filmato promozionale per indurre i giovani americani a scegliere di indossare la divisa. E questo non puo' che preoccupare il Pentagono, dove ieri i responsabili del reclutamento dell'U.S.Army hanno annunciato di non essere riusciti a raggiungere la quota di nuovi soldati prevista per il mese di febbraio. I Marines a loro volta hanno mancato i loro traguardi nel reclutamento nei mesi di gennaio e febbraio. Con il conto dei militari americani morti che ha superato quota 1.500, il Pentagono secondo il Wall Street Journal si trova a fare i conti non solo con le difficolta' nel convincere i giovani a entrare nell'Esercito, ma anche con carenze di militari esperti necessari per addestrare le reclute per le nuove forze armate irachene. Il ministero della Difesa americano starebbe valutando la possibilita' di attingere alle scuole per ufficiali di meta' carriera dell'Esercito e dei Marines o di distogliere uomini delle Forze speciali dalla caccia ad Al Qaida e a quel che resta dei taleban. Il documentario di Tucker va a inserirsi nello scenario delle inquietudini americane, portando sul grande schermo ragazzi in divisa che sembrano nati per fare gli attori (e' il frutto della generazione di Internet e Mtv, sostengono i critici). Come Richmond Shaw, un nero mostrato mentre improvvisa un rap trascinante e cerca di insegnare ai giovani iracheni la musica di maggior successo del momento negli Usa. ''Per tutti voi questo e' uno show/ma noi viviamo in questo film'', e' uno dei brani dell'aspirante rapper. Tucker prende in prestito la musica di Wagner dal film di Francis Ford Coppola per unire la guerra in Iraq a un'altra guerra dove a combattere non c'erano pero' volontari (la leva obbligatoria e' stata cancellata negli Usa nel 1973) e mostra i volti terrorizzati degli iracheni sottoposti a perquisizioni, che al pubblico americano ricordano gli abitanti dei villaggi vietnamiti di tanti anni fa. Quella in Iraq e' la prima guerra dopo il Vietnam in cui le forze armate americane composte di soli volontari vengono messe alla prova in un conflitto di lunga durata e il mondo del cinema comincia a registrarne gli effetti. Per i veterani del Vietnam, ci sono vari spunti che inducono alla preoccupazione: non e' un caso che il piu' celebre tra loro, il senatore democratico John Kerry, abbia organizzato una proiezione privata di Gunner Palace per gli altri membri del Senato.

1 Comments:

  • At 4/25/2005 06:14:00 PM, Anonymous Anonymous said…

    I blogger militari non sembrano condividere l'interpretazione 'pacifista' di "Gunner Palace". Ad esempio Blackfive (www.blackfive.net) ha parlato più volte del film: lo considera semplicemente un documentario, ne parla positivamente e nega che sia anti-war; lo stesso vale per quasi tutti i commenti ai suoi post sull'argomento.
    Quanto a Kerry, non è certamente la prima volta che strumentalizza la guerra per mettersi in luce. Oggi però non ha più la scusa di essere giovane...

     

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