Terri e le nuove alleanze tra cattolici e protestanti Usa
      Prove di nuovo dialogo intorno al letto dove muore Terri Schiavo, dopo secoli di odio e sospetti. Il caso della Florida che scuote le coscienze in America e'  diventato l'ultimo terreno di confronto, e in molti casi di  alleanza, tra il mondo cattolico e quello protestante a stelle e  strisce. Una miscela che gia' aveva fatto vedere i suoi effetti  in occasione delle ultime elezioni per la Casa Bianca e che  emerge con sempre piu' rilevanza nelle vicende pubbliche  americane.  
 L'aspetto piu' vistoso e rumoroso del coinvolgimento delle  chiese di ogni denominazione nella vicenda della Schiavo, e'  rappresentato dai manifestanti che gridano fuori dall'ospedale  di Pinellas Park dove la donna si sta lentamente spegnendo e da  quelli che si fanno arrestare nel tentativo, simbolico, di  portarle da bere. Ma dietro i cartelli e gli slogan si muovono i  protagonisti di una stagione di nuovo dialogo negli ambienti  conservatori del cristianesimo, che riescono non di rado a far  sentire la loro voce fin dentro lo Studio Ovale.  
Il punto di contatto tra i due mondi, secondo molti esperti  che dibattono sul caso Schiavo sulle pagine dei quotidiani  americani, e' rappresentato dall'agenda di 'cultura della vita'  delineata in questi anni da papa Giovanni Paolo II nel suo  magistero. Le encicliche del Santo Padre e le indicazioni del  Vaticano in tema di astinenza sessuale, aborto, ricerca sulle  cellule staminali embrionale, eutanasia e vari altri aspetti di  bioetica, vengono lette con grande attenzione dagli  intellettuali evangelici. E' sulla base dei loro contenuti che  da parte del mondo protestante viene cercato sempre piu' spesso  un dialogo con studiosi cattolici americani come Robert George,  della Princeton University o padre Richard Neuhaus, direttore  della rivista 'First Thing', un ex pastore luterano che viene  ritenuto molto ascoltato dal presidente George W.Bush.  
 I manifestanti nelle strade sono l'ultimo anello di movimenti  che, ai loro vertici, ricevono consulenza teologica e legale  nello stesso tempo da noti esponenti cattolici come padre Frank  Pavone, che guida il gruppo 'Preti per la vita' e da protestanti  come Randall Terry, il fondatore degli attivisti antiaborto di  Operation Rescue o padre Pat Mahoney, del National Clergy  Council.
  Nei gruppi religiosi conservatori che influenzano con la loro  attivita' di lobby la vita politica di Wasghington, gli  esponenti cattolici sono sempre piu' numerosi a fianco dei  protestanti. ''L'idea di costruire una cultura che dia valore  alla vita umana e' un'articolazione cattolica - ha detto al New  York Times il direttore del Centro per la vita e la bioetica di  Washington, William Saunders - ma trova echi nei cuori di molte  persone, evangelici o di altre fedi. Giovanni Paolo II e' un  eroe del mondo 'pro-life' americano, a prescindere dalla chiesa  cui uno appartiene''.   Nel mondo cattolico non mancano le voci che giudicano in modo  critico il legame con la destra religiosa protestante americana  e che vedono lo stesso Vaticano in balia di una gerarchia di  ''radicali del diritto alla vita''. E' il caso del gesuita John  Paris, docente di bioetica al Boston College, secondo il quale  la tradizione morale della Chiesa negli ultimi 400 anni indica  che in casi come quello di Terri si puo' lasciar morire il  paziente. ''Non c'e' un obbligo morale'' di tenere in vita  persone nelle condizioni della donna da 15 anni in stato  vegetativo, ha detto Paris a Newsweek, perche' entrano in gioco  quelle che sono ritenute ''misure sproporzionatamente gravose''  per le quali, a suo avviso, la Chiesa prevederebbe la  possibilita' di favorire l'arrivo della morte.
   Ma il fastidio di padre Paris per la crescita del potere del  mondo cristiano conservatore e' un'espressione di minoranza,  nell'America di Bush. A dominare sono invece le alleanze sempre  piu' strette tra cattolici ed evangelici anche sul piano  politico, che lo scorso anno hanno portato alla bocciatura da  parte della destra cristiana del senatore John Kerry, il primo  cattolico che puntava a diventare presidente dai tempi di John F.Kennedy. Lo scenario e' profondamente mutato dall'epoca di  Kennedy, che per vincere nel 1960 fu costretto a convincere i  protestanti che non si sarebbe sottomesso ai voleri del Papa. 
 Il punto di svolta, secondo gli osservatori, e' stato 11 anni  fa una dichiarazione congiunta messa a punto da leader cattolici  ed evangelici, che era il frutto di una serie di incontri che  rompevano un gelo secolare. La dichiarazione era soprattutto  teologica, ma i suoi effetti si sono fatti ben presto sentire  sul piano della vita pubblica, in particolare sui temi della  'cultura della vita'.  
 Su un solo punto decisivo l'accordo sembra ancora lontano:  quello della pena di morte, contro la quale la Conferenza  episcopale americana ha appena lanciato una nuova campagna e che  i protestanti non sembrano invece ancora voler mettere in  discussione. Ma qualche segnale di cambiamento arriva anche sul  fronte della pena capitale, se e' vero che il senatore Rick  Santorum, un repubblicano cattolico integralista della  Pennsylvania che sembra avere mire presidenziali, sta ripensando  il suo appoggio alle esecuzioni. Una mossa che tiene conto senza  dubbio di sondaggi che fotografano umori che mutano nell'  elettorato cristiano, cattolico o protestante che sia.
      
    
    


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