Jeff, il pellerossa 'ariano' e la strage nel liceo
Sparava e rideva, gesticolava e faceva domande su Dio, mentre i compagni di classe di cui non riusciva a essere amico lo pregavano: ''No Jeff, fermati, che stai facendo?''. Ma Jeff Weise, 16 anni trascorsi a formulare bizzarre teorie sui pellerosse 'ariani' e a sopravvivere a tragedie familiari, non si e' fermato. Sono stati necessari nove cadaveri e una dozzina di feriti, prima che il giovane indiano mettesse fine alla propria follia con un colpo alla testa.
Sei anni dopo la tragedia del liceo Columbine in Colorado, l'America piomba di nuovo nell'incubo di un massacro scolastico, oggi come allora in una localita' remota e lontana dalle grandi citta'. A piangere i propri ragazzi morti e' stavolta la tribu' degli indiani Chippewa (chiamata anche Ojibwe) che vive in una riserva in mezzo al niente sul Red Lake, un lago nel nord del Minnesota, a due passi dal confine con il Canada.
Anche oggi, come nel 1999 a Columbine, la solitudine giovanile si mischia a confuse idee neonaziste negli appunti presi sui loro taccuini dagli agenti dell'Fbi, arrivati nella riserva per cercare di capire cosa abbia fatto esplodere tanta rabbia. Come Eric Harris e Dylan Klebold, i sedicenti membri della 'Trench Coat Mafia' che a Columbine uccisero 13 persone dopo essersi imbottiti di idee naziste, cosi' anche in Minnesota la figura di Jeff Weise emerge dalle prime indagini come quella di un ammiratore fanatico di Hitler, che teorizzava idee di una purezza ariana tra i 'native americans', gli indiani americani.
- UN BLITZ NEL LICEO: La giornata di studio stava finendo alla Red Lake High School, lunedi' pomeriggio, quando Weise si e' presentato armato al metal detector installato all'ingresso dell'edificio - come in gran parte di scuole superiori d'America - dopo Columbine. Il ragazzo si era gia' lasciato alle spalle due cadaveri, quello del nonno, Daryl Lussier, 58 anni, un sergente della polizia della tribu' e della sua compagna. Jeff li ha uccisi per impadronirsi di una pistola calibro .22 e un giubbotto antiproiettile (non e' chiaro se avesse anche altre armi), con cui e' comparso di fronte a Derrick Brun, 28 anni, la guardia della scuola, sotto gli occhi di una telecamera della sicurezza che riprendeva la scena.
Brun e' stato freddato mentre Jeff passava attraverso il metal detector, incurante di far suonare la sirena d'allarme. Un custode ha avvertito gli altri studenti del pericolo e i ragazzi si sono chiusi nelle classi. Uno di loro, Justin Jourdain, ha raccontato di aver creato con il preside Stuart Desjarlait e altri studenti una barricata per bloccare la porta di una classe. ''Ha sparato e preso a calci la porta, ma non e' riuscito a entrare ed e' andato altrove'', ha detto Jourdain. In altre classi, gli studenti non sono stati altrettanti fortunati.
- 'NO, JEFF, FERMATI!': Sondra Hegstrom, 17 anni, madre di un bambino di cinque mesi, conosceva bene Jeff: ''Era un ragazzo tranquillo, parlava poco'', ha raccontato. Il killer a quanto pare e' rimasto in gran parte in silenzio anche durante la carneficina. ''Ho sentito una ragazza - ha detto Sondra - che lo implorava: 'No, Jeff, fermati, che stai facendo?'. Poi sono arrivati altri spari''.
Reggie Graves, 14 anni, stava guardando con alcuni compagni un film su Shakespeare in classe, quando e' cominciata la sparatoria. In una classe a fianco della sua, ha raccontato Reggie, il giovane assassino ha affrontato un suo amico, Ryan: ''Gli ha chiesto se credeva in Dio, poi gli ha sparato''.
L'ultimo sparo, quando ormai l'intera scuola era un caos di urla e di lamenti dei feriti e la polizia era in arrivo, Jeff Weise lo ha riservato per se stesso.
- L'ANGELO DELLA MORTE: Per la povera tribu' dei Chippewa, insieme alle lacrime per i morti e' cominciato subito il rituale degli interrogativi sull'accaduto. ''La nostra comunita' e' devastata, e' il giorno piu' nero nella storia del nostro popolo'', ha detto Floyd Jourdain, il capo tribu' al quale fanno riferimento i 4.700 residenti della riserva.
La ricerca delle risposte e' partita dalla realta' in cui e' cresciuto Jeff, una riserva tagliata fuori dai grandi centri abitati e che non e' riuscita neppure a sfruttare i tre casino' creati per cercare di attivare un giro d'affari.
L'assenza di prospettive, nella vita di Jeff, andava ad unirsi a una serie di tragedie familiari: il padre era morto suicida, la madre e' ricoverata in un istituto per malati di mente. Nella solitudine della sua camera a casa del nonno, il ragazzo sembra aver sviluppato una propria mitologia neonazi. Sui forum Internet dove si incontrano gli ammiratori di Hitler, Jeff si faceva chiamare 'NativeNazi' o 'Todesengel', cioe' l'angelo della morte in tedesco.
''Ho sempre avuto un'ammirazione naturale per Hitler, i suoi ideali e il suo coraggio di affrontare nazioni piu' grandi'', ha scritto tempo Jeff sul forum, secondo quanto afferma la stampa locale. Il ragazzo ce l'aveva con gli insegnanti che gli proponevano una cultura multirazziale. ''Non dicono mai - scriveva - che la purezza razziale e' sbagliata, ma quando provi a dirlo ti zittiscono. Gli unici che si oppongono alle mie idee sono gli insegnanti e una larga parte degli studenti, che pensano che un nazi sia un Klansman (un seguace del Ku Klux Klan, ndr) o una qualche feccia della Supremazia Bianca''.
Jeff, secondo i racconti degli amici, voleva creare un gruppo di seguaci della purezza ariana-indiana e ''parlava tutto il tempo di morte''. Gli altri studenti lo consideravano solo uno un po' strambo. Fino a quando non e' arrivato a scuola in assetto da guerriglia.
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