IN FLORIDA CON BUSH, ALBA PATRIOTTICA NEL CAMPO DA BASEBALL
ST.PETERSBURG (FLORIDA), 19 OTT - Spunta il sole sul Golfo del Messico e trova seimila persone gia' in piedi da ore, radunate in un campo da baseball affacciato sulla baia di Tampa. In piedi, mano sul cuore, recitano all'alba il giuramento alla bandiera, cantano l'inno nazionale, ascoltano musica country e impazziscono quando George W.Bush si unisce a loro. ''Mi fai sentire sicura'', e' scritto a caratteri rossi sul cartello di una ragazza che inneggia al 'comandante in capo', ed e' una perfetta sintesi dei sentimenti di tutti.
Cartoline dal pianeta repubblicano, fotogrammi della Florida di Bush, battuta a tappeto ancora una volta oggi dal presidente in coppia con il fratello governatore Jeb. Prima nel vecchio stadio del baseball di St.Petersburg, poi in un paio di localita' balneari sempre sulla costa occidentale dello stato piu' conteso d'America, il candidato alla successione di se stesso si e' lanciato in un'altra giornata di campagna furibonda per cercare di rastrellare gli scarsi voti degli indecisi e rafforzare la base dei fedelissimi: ''Ho bisogno del vostro voto e voglio che ciascuno di voi porti almeno dieci persone ai seggi. Votate subito, non perdete tempo'', ha ripetuto Bush, facendo eco alle stesse richieste fatte in questi giorni da John Kerry in Florida, dove i seggi sono gia' aperti.
Gli eventi che la Casa Bianca e il partito repubblicano stanno organizzando per il presidente nel finale della campagna elettorale sono simili a quello all'alba sul 'diamante' dello stadio Progress Energy Park e mostrano l'abisso che separa in questi giorni il popolo patriottico di Bush da quello piu' informale di Kerry. A St.Pete, la capitale mondiale del cielo sereno - detiene il record assoluto di giorni consecutivi senza una nuvola - lo scenario sembra creato dai registi repubblicani sulle note di una sinfonia di Aaron Copland, mentre negli appuntamenti della volata finale dei democratici si viaggia al ritmo di Bruce Springsteen.
Ecco cosi' il podio con lo stemma della Casa Bianca in mezzo alle tribune dello sport americano per eccellenza, le stelle e strisce dovunque, la giornata che inizia con la preghiera e il saluto alla bandiera: ''Non e' grandioso che in America possiamo ancora definirci una nazione 'sotto Dio'?'', chiede alla folla il sindaco di St.Pete, Rick Baker, e la risposta e' un boato d'approvazione. E poi la musica country ad accompagnare l'attesa di Bush, con l'ospite d'onore alla fine introdotto dalle note di 'Living in America' di James Brown.
Cio' che non cambia, nel mondo di Bush come in quello di Kerry, e' l'entusiasmo della base. Ma i repubblicani della Florida sembrano piu' in sintonia con il loro candidato di quanto non siano i democratici con Kerry, che temono di ricevere dal senatore del Massachusetts una delusione analoga a quella lasciata quattro anni fa da Al Gore. ''La parola giusta da usare per noi e' 'innamorati', noi siamo innamorati di questo presidente'', spiega Karl Booker, un dipendente dei servizi sociali a St.Petersburg che ha portato all'alba nel campo da baseball anche i figli, ''perche' vivano un pezzo di storia''.
''La sicurezza e' l'unico tema che conta quest'anno - dice Booker - e non possiamo affidarla a Kerry, perche' ci venderebbe all'Onu e a noi le Nazioni Unite non piacciono. La minaccia e' mondiale e la gente nel resto del mondo, specie in Europa, sembra non capirlo. Non capiscono l'America: proteggendo noi stessi, proteggiamo anche loro''.
Sono d'accordo la bionda Kathleen Bowman e la bruna Angela Kershmer, due amiche che hanno conquistato un posto proprio sotto il podio con lo stemma dell'aquila presidenziale: ''L'Iraq e' stata una scelta giusta e il presidente non cambiera' direzione, perche' l'America sta andando nella direzione giusta. E' l'Europa che va sulla strada sbagliata''.
Sul palco, prima di Bush, si succedono politici locali che spiegano come Kerry voglia ''imporci un sistema sanitario da eurosocialismo, cosi' da farci andare in bancarotta come sta accadendo a paesi come la Svezia''. Mel Martinez, l'ex profugo cubano che Bush ha prima fatto ministro e ora candidato a un posto di senatore in Florida, racconta la sua storia da 'sogno americano' e ammonisce: ''Non lasceremo che i francesi decidano il posto che questo straordinario paese deve avere nel mondo. Non e' cio' che sta alla base dell'America che io amo e che mi ha adottato quando ero un ragazzino''.
Tre dita alzate, a formare una 'W', accompagnano ogni rassicurazione che il popolo di Bush riceve dal proprio capo. ''Quella che stiamo combattendo e' una guerra aggressiva contro gli ideologi dell'odio'', tuona Bush al microfono, con gli altoparlanti che sparano la sua voce fin nella baia di Tampa e verso la base aerea McDill, dove ha sede il Comando centrale delle forze Usa, che guida le operazioni in Afghanistan, Iraq e in una fetta di mondo che va dal Corno d'Africa all'Asia centrale. ''Se l'America mostra incertezza nel prossimo decennio - ammonisce Bush - il mondo andra' incontro a una tragedia. Ma questo non accadra' finche' io sono al comando''.
Nelle varie tappe della giornata in Florida, il presidente ribadisce la propria filosofia di base: meno presenza del governo nelle scelte che riguardano la vita quotidiana degli americani, ma nello stesso tempo un governo forte quando si tratta di sicurezza e lotta al terrorismo.
Alle platee osannanti, Bush propone scene da tipico 'American dream': ''Quella che vogliamo creare e' una societa' di proprietari, dove sempre piu' gente possa aprire la porta di casa e invitarvi dentro dicendo: 'Benvenuto, questa e' casa mia'''. E per aiutare piu' gente possibile a realizzare l'aspirazione alla proprieta' privata, la ricetta di Bush e' chiara cosi' come e' controversa e criticata da Kerry: tagli alla tasse e poi ancora tagli.
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